Recensioni - Opera

Bari: Falstaff al Petruzzelli

Le burle di Falstaff portano un po' di allegria a Bari

Per uno strano gioco del destino il biglietto acquistato per la recita successiva alla prima dell’Adriana Lecouvreur è rimasto nel cassetto, mentre quello per il Falstaff è stato utilizzato al momento giusto, prima che il sipario calasse a causa del contagio di alcuni dipendenti. Una vera fortuna, se si pensa alla piacevolezza dell’opera, in cui alla musica dell’ultimo Verdi evocata dalla bacchetta di Renato Palumbo si associa una scenografia efficace ed essenziale ed all’armonia delle voci.

Sir John Falstaff, tronfio burlone, dopo aver dato prova della sua spacconeria nel primo atto, cade nel tranello ordito dalle quattro comari, cade nell’inganno di Alice, ordito dalla donna e dall’amica Meg, di cui si era poco cavallerescamente invaghito. Inseguito dal marito di Alice, che aveva addirittura chiesto l’aiuto di Falstaff sotto mentite spoglie per sedurre la sua stessa moglie, il galante cavaliere, attirato a casa di alice “dalle due alle tre” finisce rovinosamente nel Tamigi. Il tempo di recuperare con una buona dose di vino rosso il freddo e la rabbia, ed eccolo tornare a mezzanotte sotto la grande quercia del parco per essere ingannato ancora una volta. E qui, mentre riprenderà la guida della comitiva con la splendida fuga Tutto il mondo è burla, vedrà i piani matrimoniali orditi dal pare per Nannetta (la figlia di Alice) andare in frantumi nella stessa notte. Applausi meritati per tutto il cast, in particolar modo a Giuliana Gianfaldoni nel ruolo di Nannetta, ad un Carlo Lepore perfettamente a suo agio nel ruolo, oltre ad un apprezzamento a quella regia e quelle scene essenziali che hanno saputo dare all’opera l’atmosfera di leggerezza e di intelligente distacco dal mondo che Verdi ci ha voluto lasciare e che in questi frangenti ci permettono una pausa dal quotidiano.