Recensioni - Opera

Bari: Otello al Petruzzelli

Io odio il Moro...

Entrando in teatro troviamo una sorpresa: su un telo appeso sul palcoscenico come sipario leggiamo una scritta:" Io odio il Moro. Si dice che sotto le mie lenzuola si sia fatto gli affari miei. Non avrò pace finché la sua anima non sarà avvelenata della stessa mostruosa gelosia che rode in me le interiora." Jago

Così scrive Shakespeare che in questo modo spiega che l’odio di Jago per il Moro non è dovuto solo al fatto di non essere stato nominato capitano. Questa tenda con la scritta viene calata come una vela all'inizio dell 'opera come se la tempesta la inghiottisse.

L' opera inizia con fulmini, tempesta, esplosione di suono orchestrale e corale con il pubblico abbagliato dai fulmini che sono partiti da ogni angolo del teatro. Questo inizio schioppettante caratterizza tutto lo spettacolo

La regia di Francesco Micheli è interessante. C'è nel centro del palco un cubo con disegnati i segni zodiacali, con il segno del leone messo in evidenza. Poi il cubo viene ruotato e all' interno c' è la camera da letto di Otello e Desdemona, ricca di tappeti, copriletto di broccato, cuscini stile arabo. Nel finale la stanza è spoglia e Otello uccide Desdemona su un letto come quello delle camerate dei soldati, simile sia al letto di Jago che di Cassio.

Successivamente è il fantasma di Desdemona che si avvicina ad Otello e gli porge il pugnale con cui si ferisce a morte come a richiamarlo a sé per continuare il loro amore nell’eternità. Come ho accennato, quando il cubo è assente si presenta una camerata dormitorio dei soldati ed è lì che Jago invita Rodrigo a far bere Cassio. Tutta la scena che segue si svolge nella camerata e Jago canta il Credo nella sua camera e ruba il fazzoletto a sua moglie gettandola sul suo letto e trattandola come una sgualdrina.

Le scene molto semplici ma funzionali sono di Edoardo Sanchi, i costumi, divise militari tranne gli abiti di Desdemona ed Emilia, sono di Silvia Aymonino e il disegno delle luci, molto ben calibrate, con le stelle che illuminano il cielo alla fine del duetto d 'amore del primo atto e sulle note finali, sono di Fabio Barettin.

Molto bravo, compatto e potente il coro preparato dal maestro Fabrizio Cassi.

L' Orchestra del Teatro Petruzzelli è stata ben diretta dal Maestro Giacomo Sacripanti, che non copre i cantanti tranne che nel finale del duetto Otello - Jago.

Marco Berti nel ruolo del titolo è un tenore che ha voce da vendere. Infatti canta spesso in Arena, è bravissimo nella parte drammatica dove sfoggia un canto dirompente, preciso nella zona centrale e nei pianissimi. La sua esibizione ha meritato gli applausi convinti del pubblico.

Vittoria Yeo si conferma soprano di grande spessore sia tecnicamente che vocalmente e scenicamente. Tratteggia benissimo Desdemona: il canto è perfetto, ogni nota è cantata e ogni parola scandita. Il pubblico parte in un applauso...anticipato prima del finale dell 'Ave Maria.... e il maestro ferma l’orchestra e lascia che il pubblico le dimostri il suo apprezzamento. Anche per lei applausi entusiastici e meritati alla fine.

L' altro applauso spontaneo partito dal pubblico si è verificato alla fine del Credo di Jago interpretato da Vladimir Stoyanov Questa volta maestro non ha fermato l 'orchestra ed è stato un peccato, sarebbe stato meritatissimo. Devo tornare ai ricordi del passato per ritrovare una interpretazione di Jago, cosi completa e convincente. Una interpretazione del baritono bulgaro amato dal pubblico italiano, veramente di grande spessore. Non solo il Credo, ma anche il Sogno, aria difficilissima, è stato cantato tutto sul fiato con le sottolineature vocali e i gesti del corpo, i pianissimi e le parole sussurrate come il sibilare di un serpente. In tutti i suoi interventi è stato magnifico Lo so di ripetermi, ma se Stoyanov è così bravo è merito suo e non mio che ne parlo bene. Alla fine il giusto e prolungato applauso anche per lui.

Molto apprezzati anche il Cassio di Zizhao Guo, il Rodrigo di Antoni Lliteres, il Lodovico di Viktor Shevchenko, il Montano di Alberto Petricca, l’Emilia di Maria Luisa de Freitas e l’araldo di Giancarlo Cappelluti.

Uno spettacolo da rivedere per me e da vedere per chi ha perso la prima. E una riconferma della qualità degli spettacoli del Petruzzelli.