Recensioni - Opera

Bari: Un Elisir nel segno di Botero

Con anticipo rispetto ad altri teatri italiani, si è alzato il sipario del Petruzzelli subito dopo la pausa estiva, con un allestimento scenico del Nausica Opera International ispirato al “Circo” di Fernando Botero.

Lo spettatore viene colpito immediatamente dalle scene che rivelano lo spazio di un circo, con la folla di avventori e circensi che sostituisce i contadini del villaggio basco del libretto. Mentre il circo può suggerire l’antitesi potere economico/povertà che caratterizza l’esordio del capolavoro donizettiano (Adina può sempre essere la proprietaria, come lo è del bar nell’allestimento di Michieletto allo Sferisterio di qualche anno fa), alcuni personaggi, come il vescovo ed i suoi chierichetti, sembrano totalmente avulsi dal contesto. Il circo evoca costantemente atmosfere rutilanti, quando sulla scena entra un Nemorino senza né arte né parte, che dà avvio all’aria d’esordio con piglio sicuro. Adina, dall’improbabile vestito da bambola boteriana è meno sicura e la vicenda prosegue con l’arrivo del sergente Belcore, del quale la regia accentua la vanagloria e la mancanza di aderenza alla realtà del personaggio con un lazzo poco rispettoso della sua dignità di militare, una sonora porta in faccia ed un piede schiacciato. I colori sfavillanti del circo costituiscono l’ambiente ideale in cui si si esibisce Dulcamara, il medico ciarlatano che offre rimedi a tutti i mali e che irretisce nella sua tela Nemorino, che, aprendo a rovescio il libro da cui Adina leggeva (ai circensi) la storia di Tristano e Isotta, chiede al suo interlocutore il medesimo elisir della regina. Da Adina credimi la giovane soprano Martina Gresia riprende sicurezza e, subito dopo la festa di fidanzamento tra Adina e Belcore e la notizia dell’improvvisa ricchezza di Nemorino, l’aria è ferma, interrotta da quell’Una furtiva lagrima da sempre cavallo di battaglia di ogni tenore che si rispetti. Il pubblico – probabilmente un po’ troppo di parte per una pomeridiana a Bari ed un tenore di Rutigliano, ad una ventina di km dal capoluogo – va a tributare sia al termine della romanza che a sipario abbassato la giusta dose di applausi al Nemorino di Nico Franchini, alla Gresia ed all’impegno degli altri interpreti (Michele Patti Belcore, Francesco Vultaggio Dulcamara, Rinako Hara Giannetta). Meno “locale”, ma certamente senza sbavature la direzione di Michele Spotti. Nel complesso una bella sorpresa per una pomeridiana col secondo cast.

Daniela Menga