Recensioni - Opera

Barocco Remix al Filarmonico di Verona

Una bella creazione di Mauro De Candia per solisti

Il sipario si apre con una coppia di ballerini che si integrano nei pochi elementi scenografici presenti sul palcoscenico: una specie di grande voliera dalle forme orientali, delle sedie sparse ordinatamente nello spazio e delle lunghe gonne rosse che scendono dal soffitto come se fossero dei coloratissimi lampadari Ikea. Poi, entrano quattro ragazze che le indossano, mentre i dischi che le sostenevano vengono ritratti verso l’alto dondolando come dei campanellini. Altrettanti uomini vestiti di nero si aggiungono e spostano le sedie per avere più agio per danzare con le donne un “moderno” minuetto.

Alle quattro coppie che fungono da corpo di ballo,  si aggiungono ora una quinta ed ora una sesta coppia che forse sono dei solisti. Talvolta la scena risulta statica, ma i gesti dei ballerini sono molto precisi e carichi d’intensità.
Segue un femminile passo a tre (che poi diventa a quattro) dal carattere vivace e ricercato, oltre che elegante e raffinato.
Le sedie vengono disposte in un’unica fila a proscenio e, senza musica, i ballerini iniziano ad eseguire piccoli gesti quando, all’improvviso, un piccolo colpo di tosse della ballerina centrale, dà l’attacco al direttore d’orchestra per il vivace allegro maschile accompagnato da piccole mosse che dimostrano di aver ben recepito anche la lezione di Roland Petit.
Tecnicissimo l’assolo femminile seguente che comprende elementi del vocabolario del virtuosismo classico come i fouetteès, ma anche le tipiche curve prese a prestito dal linguaggio contemporaneo.
Bravi e divertenti i due danzatori che hanno interpretato il brano seguente, conclusosi come se un burattinaio avesse deciso di lasciare andare improvvisamente i fili degli arti.
Splendido il passo a due sulle punte della coppia protagonista, con lei vestita con una gonna in shantung di seta azzurro che le stava come il manto della Madonna.
Tolte le gonne rosse, finalmente tre coppie lasciano vedere i corpi torniti e scolpiti in forme meno convenzionali e spesso fuori asse. Di nuovo viene ripetuto lo schema precedente, durante il quale le tre coppie fanno da piccolo corpo di ballo al quale si aggiunge un’altra coppia che fa da solista.
D’un tratto, in un fioco controluce, i ballerini lasciano soli o a piccoli gruppi il palcoscenico, finché il fascio di luce si sposta sulla gabbia e sul ballerino che entra ed esce durante il suo lento assolo.
I costumi cambiano e una coppia vestita o “svestita” in bianco esegue un felpatissimo passo a due per lasciare il posto poco dopo ad un’altra coppia, la cui coreografia risulta di una dolcezza infinita. Sullo sondo bianco tinto di luce acquamarina si stagliano le figure degli altri ballerini che compongono un affresco dal sapore pompeiano.
Sulle celebri note dell’aria sulla quarta corda di Bach, la coppia protagonista ha danzato un passo a due tecnico, sensuale e dolce al tempo stesso.
E se fino a questo momento lo spettacolo è stato godibilissimo, forse da qui in poi inizia “il declino”, nel senso che musica, danza e la continua successione di passi a due hanno rallentato il ritmo tenuto fin qui dalle scelte coreografiche precedenti, anche se certamente i ballerini hanno dato una buona prova d’esecuzione facendoci scoprire una nuova e diversa attitudine del corpo di ballo areniano.
L’ultima scena è stata coperta dal lento cadere dei fiocchi di neve, che in assoluto silenzio hanno lasciato calare il sipario.
Applauditissimi tutti i ballerini, in particolare la guest star Alessio Carbone, primo Ballerino dell’Opéra di Parigi, che per la prima volta ha danzato con i Primi ballerini ed il Corpo di ballo veronese. Bravo il direttore dell’orchestra, Stefano Montanari, specialista del repertorio barocco, che ha fatto vibrere intensamente le corde del suo violino per le musiche scelte come base musicale per lo spettacolo.

Sonia Baccinelli 18/3/2014