Recensioni - Opera

Bella edizione de I Rusteghi di Carlo Goldoni al Teatro Romano

Un grande classico e una messa in scena elegante

Shakespeare e Goldoni sono da sempre un binomio fortunato e di tradizione per il Teatro Romano di Verona. Quest'anno dell'autore veneziano vengono proposti I Rusteghi con al regia di Giuseppe Emiliano prodotto dal Teatro Stabile del Veneto.

Sicuramente si tratta per lo stabile di una scelta classica di uno dei maggiori capolvaori dell'avvocato veneziano, classicità che ritroviamo nella messa in scena, nella regia e nei costumi. Intanto la decisione di mantenere nella sua interezza, senza vistosi alleggerimenti o modifiche, il dialetto che, seppur crea qualche difficoltà a chi veneto non è, conferisce alla commedia il vero sapore di cosa doveva essere nella sua Venezia il teatro di Goldoni.

A ciò si aggiunga una regia estremamente misurata, attenta a non calcare il versante comico e a sviluppare le dinamiche sociali e familiari con estrema verosimiglianza e aderenza al testo. Il tutto viene inquadrato in una scatola d'interno dai colori pastello firmata da Federico Cautero. I vari ambienti si alternano con cambi scena a vista grazie ad un sipario e quinte mobili che rimandano palesemente alla scatola teatrale. Sullo sfondo, senza cedere troppo al bozzettismo, un accenno di panorama veneziano. I costumi di grande precisione filologica, a firma Stefano Nicolao, completano un settecento da cartolina. 

La commedia è un capolavoro e il regista si limita intelligentemente a far parlare Goldoni, cosicchè la serata scorre piacevole, con le giuste risate e un pubblico che segue attento e partecipe. Una messa in scena da magistero scolastico insomma che se fossimo in un teatro del nord europa resterebbe in cartellone per un ventennio e verrebbe ogni anno riproposta se non altro per le scuole e per chi voglia vedere Goldoni com'era e dov'era. Speriamo che da noi non viva poche stagioni o magari, complice il dialetto, ancora meno e solo relegata in Veneto.

Detto questo va però anche sottolineato come la scelta di rigore a volte sacrifichi il ritmo che in alcuni punti si sarebbe auspicato più acceso. Così come i protagonisti maschili, i "Rusteghi" appunto, avrebbero potuto giocare maggiormante con il versante comico della loro parte. Anche la caratterizzazione dei personaggi maschili andava accentuata, infatti i nostri Rusteghi risultano molto simili fra loro, senza le sfumature caratteriali pur presenti in Goldoni.

Dal punto di vista della recitazione abbiamo visto un'ottima compagnia d'insieme, un buon affiatamento ed equilibrio fra le parti. Una volta tanto attori in parte, scelti con cura, senza starlette televisive infilate a uso e consumo del marketing.

I quattro Rusteghi erano Giancarlo Previati, un Lunardo burbero e iracondo ma troppo trattenuto nell'esplorare fino in fondo le possibilità comiche del personaggio; Alessandro Albertin, un Canciano con poche reazioni di palese sconteno nel suo essere irrimediabilmente succube alla moglie; Piergiorgio Fasolo, un Simon abbastanza didascalico e Alberto Fasoli che impersonava un Maurizio semplicemente violento. Una spanna sopra i colleghi maschi il quartetto delle donne che escono vincitrici non solo in commedia ma anche nel confronto attorale con gli uomini. Su tutte spicca la bravissima Stefania Felicioli che impersonando Felice crea un personaggio a tutto tondo, giustamente comico, dimostrando una perizia di sfumature vocali e sui tempi comici come raramente si vede. E' la grande mattatrice della serata e il pubblico le tributa una meritata ovazione a fine spettacolo. Splendida anche Maria Grazia Mandruzzato nella parte di Marina, vera, semplice, appassionata, presente, con un dono di naturalezza che si vorrebbe gustare più spesso a teatro. Cecilia La Monaca è una Margarita calibrata e appropriata, che, senza raggiungere le altezze delle colleghe, delinea un personaggio coerente e credibile. Margherita Mannino è una Lucietta capricciosa e volitiva che tiene bene la scena facendo sorridere e divertire. Completano il cast Michele Maccagno un Conte Riccardo appropriato e di funzione e Francesco Wolf che interpreta un Filippetto fin troppo trattenuto.

Come direbbe Goldoni il pubblico si è "moltissimo divertito" e a fine spettacolo ha tributato a tutti gli interpreti gli applausi più calorosi per una commedia che potrebbe diventare un classico al teatro Romano. Speriamo.

R. Malesci (13/07/15)