Recensioni - Opera

Bella rappresentazione di Tosca con il suggestivo sfondo delle Terme di Caracalla

 Progetto scenico di Massimiliano e Doriana Fuksas

Il celeberrimo melodramma ambientato nella Roma papalina, musica di Giacomo Puccini, libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, è andato in scena sotto la direzione di Antonino Fogliami, con la regia di Francesco Micheli, progetto scenografico di Massimiliano e Doriana Fuksas, costumi di Giada Masi, luci di Alessandro Carletti. Sonya Yoncheva Tosca, Vittorio Grigolo Mario Cavaradossi, il Barone Scarpia Roberto Frontali. Coro e orchestra dell’Opera di Roma.

Il progetto scenografico di Massimiliano e Doriana Fuksas colpisce immediatamente lo spettatore per le sue caratteristiche: pura geometria che come una tela bianca si presta poi ai giochi di luce ed ai video che verranno proiettati di volta in volta nelle varie scene. Una struttura semplice, lasciata in bella vista al pubblico ben prima dell’inizio dello spettacolo, estesa per tutta la larghezza del palcoscenico e costituita da una matrice di triangoli disposti in modo da definire una superficie complessiva che tramite un moto quasi ondoso ripartisce il palco in una sezione semicircolare frontale nella quale si svolge la maggior parte delle scene e un muro posteriore con entrate laterali, a delimitare lo spazio stesso del palco. In mezzo a questo spazio totalmente astratto e neutro, vengono presentati solo un paio di oggetti di scena. Un cesto del pane e una custodia cilindrica che contiene pennelli. Entrambi totalmente bianchi. Molto suggestivi i giochi di luce e i numerosi video che sono stati proiettati sia sulla scena bianca che sulle massicce rovine romane posteriori a delimitare maestosamente il retro del palco. In particolare hanno colpito le proiezioni di Roma Città aperta, nelle scene che si svolgono a Palazzo Farnese e a Castel Sant’Angelo. Una scelta spiegata dal regista stesso, che ha arricchito lo spettacolo di un importante elemento artistico aggiuntivo.

Gli interpreti sono stati molto bravi, con una preferenza speciale per Cavaradossi, uno strepitoso Vittorio Grigolo, che ha dominato con la potenza vocale, un bel timbro e una vocalità molto flessibile nelle varie situazioni: della dolcezza all’odio, alla rabbia alla beffa. Molto dolce nella romanza Recondita Armonia, superbamente interpretata, con applauso finale a scena aperta. Sfrontato e caparbio nel confronto con Scarpia a Palazzo Farnese e bravissimo nella romanza E lucevan le stelle. Una grande tecnica, anche nei duetti con Tosca, soprattutto nel finale del terzo atto. Tosca, una grande Sonya Yoncheva, è stata all’altezza del ruolo, con tutte le sue sfaccettature drammatiche. Gelosa e caparbia nelle scene a Sant’Andrea della Valle, disperata nel confronto con Scarpia a Palazzo Farnese, con la bellissima Vissi d’arte, vissi d’amore, che ci ha davvero commossi, ma anche brutale e spietata nella scena dell’omicidio di Scarpia e nel gran final dell’opera, dopo l’esecuzione di Cavaradossi. Forse un po’ più sottotono, per confronto con gli altri due protagonisti, è stato proprio Scarpia, interpretato da Roberto Frontali. Una voce poco potente e un timbro più incerto sono state le due problematiche principali. Resta comunque un grande interprete, che ha saputo ben rendere questo personaggio insidioso e complesso.

Il Maestro Antonino Fogliani ha scelto una direzione classica e decisa, che ben si presta a quest’opera. Supportato in questo da un’orchestra di grande livello e da un coro molto ben coordinato, ha riservato momenti davvero particolari durante la rappresentazione: il Te Deum alla fine del primo atto e la Cantata di Tosca per le celebrazioni notturne che si sente dalle finestre di Palazzo Farnese nel secondo atto sono stati davvero molto suggestivi e ci hanno fatto venire la pelle d’oca.

I costumi di Giada Masi hanno non di poco contribuito a rendere vive le scene grazie a colori sgargianti e alle forme ottocentesche, in gran contrasto con la modernità e l’astrazione delle scene. Nel corso dell’opera assistiamo però ad una interessante trasformazione nello stile: mentre sul fondale vengono proiettate alcune scene di Roma Città aperta, i personaggi in scena si sbarazzano dei vecchi costumi ottocenteschi per vestire vesti moderne. Le guardie di Scarpia indossano divise naziste e Tosca una vestaglia nera che allude a quella di Anna Magnani nel celeberrimo film. Un cambio suggestivo che costringe lo spettatore a soffermarsi, anche inconsciamente, sul motivo di tale trasformazione. Il legame tra Tosca, Roma e Anna Magnani è chiarito dallo stesso regista, Francesco Micheli.

Tosca e Anna Magnani. Il regista spiega il suggestivo accostamento tra l’eroina pucciniana della Roma papalina del 1800 ed il personaggio di PIna, Anna Magnani, nel film che la renderà icona del cinema del XX secolo: Roma città aperta. Storie di donne che si confrontano e si scontrano con l’abuso del potere di uomini come il Barone Scarpia nel 1800 e come i nazisti durante l’occupazione della città nel 1945. Questo parallelismo lo vediamo calare anche sulla scena dell'opera stessa. In una sorte di metamorfosi i costumi si trasformano da paramenti ottocenteschi a vesti dei XX secolo: Tosca finisce per indossare una sottoveste nera, quella iconica di Anna Magnani che insegue la camionetta nazista che le porta via il marito. Gli sgherri di Scarpia invece diventano militari nazisti. Il regista confessa che lo spunto per questa idea gli è venuto proprio da un film che è stato trasmesso a Caracalla alla vigilia della prima della nuova produzione di Tosca: “Avanti a lui tremava tutta Roma”, ambientato nella Roma del 1945, con Anna Magnani nei panni di Ada, cantante lirica nella produzione di Tosca. Nel film, le vicende dell'opera di Puccini e della vita di Ada si intrecciano in un parallelismo molto interessante e drammatico. Questo spunto ha arricchito lo spettacolo di un importante significato ulteriore, considerando anche il particolare rapporto tra Roma e Tosca e Anna Magnani appunto.

In conclusione, un grande spettacolo che ha tenuto gli spettatori in tensione per tutto il tempo, con momenti di grande commozione (come nella romanza Vissi d’arte, vissi d’amore). Ci sono stati numerosi applausi a scena aperta, a testimonianza dell’alto livello della rappresentazione. Un apprezzamento speciale al progetto scenico, allo studio delle luci e dei video che hanno dato allo spettacolo un'importante dimensione aggiuntiva.