Recensioni - Opera

Bologna: Il Puccini moderno della fanciulla del West

Dopo trentasei anni e ancora sull'onda del centenario pucciniano, torna al teatro comune di Bologna La fanciulla del West

La scintilla a Puccini venne nel 1907, durante un soggiorno negli Stati Uniti dopo aver visto il dramma "The girl of the Golden West" di David Belasco. Ottenuto dall'autore il necessario consenso, incaricò il poeta Carlo Zangarini, a cui subentrò in un secondo tempo lo scrittore toscano Guelfo Civinini, di stendere il libretto.

Una lunga gestazione durata tre anni e l'opera debuttò al Metropolitan di New York con la direzione di Arturo Toscanini.

La regia della nuova produzione del teatro comunale è affidata a Paul Curran che definisce l'opera un "Most Cinematic Score". È la colonna sonora più cinematografica di Puccini, che serve a ispirare l'ampiezza e la grandiosità del paesaggio stabilendo i confini delle vite difficili dei personaggi, oltre ad essere una storia di resilienza e redenzione, dove il personaggio di Minnie si erge come un precoce simbolo femminista più vicino alle donne di Ibsen e Cechov, che a quelle di Mozart o Verdi.

Le bellissime scene e gli ottimi costumi sono di Gary McCann, le calde luci di Daniele Naldi. L'azione si svolge nei tre ambienti principali. L'interno della Polka tutto in legno con il bancone del bar, i tavolini, le casse dei liquori e il tramonto californiano. L’interno della capanna di Minnie con la burrasca di neve all'esterno e infine la radura della grande selva americana, che qui diventa un ambiente quasi claustrofobico.

Riccardo Frizza guida l'orchestra del comunale mettendo in risalto tutta la modernità della partitura, alternando i vari contrasti emotivi tra momenti squisitamente lirici, ricchi di una cantabilità morbida e dolce, ad altri più focosi, oscillanti, quasi espressionistici. Il tessuto orchestrale è ricco di questi colori e sfumature che rendono ancora più vive le innovazioni timbrico-melodiche e le sperimentazioni armoniche. Ottimo come sempre il coro del comunale diretto da Gea Garatti Ansini che si è destreggiato in una scrittura musicale alquanto impegnativa da coordinare.

Fantastico debutto per Carmen Giannattasio nel ruolo di Minnie. Il soprano ha una vocalità espressiva e sicura. Raggiunge con facilità le note alte, rimanendo corposa anche nelle discese al registro grave. Il fraseggio è accurato, buona la dizione e sul piano recitativo risulta credibile sia nella trascinante e sanguigna passionalità, che nella malinconica dolcezza finale.

Angelo Villari si conferma come uno dei tenori più interessanti degli ultimi anni. Il suo Dick Johnson/Ramerrez ha una voce ben proiettata, ricca di armonici e con gli acuti squillanti. L’aria "Ch'ella mi creda libero e lontano" del terzo atto è eseguita con grande trasporto.

Claudio Sgura ha fatto dello Sceriffo Jack Rance uno dei suoi cavalli di battaglia. La parte del Villain gli calza a pennello, grazie anche ad una presenza scenica imponente e carismatica. La voce è morbida, gli accenti curati e le frasi musicali vengono esaltate con la giusta enfasi.

Tra i comprimari si sono ben distinti il sempre valido Paolo Antognetti (Nick), l'ottimo Nicolò Donini (Ashby), Francesco Salvadori (Sonora), Eleonora Filipponi (Wowkle) e Francesco Leone (Jake Wallace). Completavano in maniera efficace il cast: Dario Giorgelè (Sid), Cristiano Olivieri (Trin), Paolo Ingrasciotta (Bello), Orlando Polidoro (Harry), Cristobal Campos Marin (Joe), Yuri Guerra (Larkens), Zhibin Zhang (Billy Jackrabbit), Kwangsik Park (José Castro), Enrico Picinni Leopardi (Un Postiglione).

Grande successo di pubblico, applauditissimo il terzetto dei protagonisti e il maestro Frizza. Merito di una produzione di altissima qualità, dove tutto ha funzionato perfettamente.

Marco Sonaglia (Teatro Comunale Nouveau-Bologna 26 gennaio 2025)