Recensioni - Opera

Bologna: Il barbiere di Siviglia

Giunge al termine la stagione d'opera del Teatro Comunale Nouveau di Bologna con un titolo amato dal pubblico: Il barbiere di Siviglia

Il capolavoro rossiniano viene riproposto con l'allestimento del 2019. Federico Grazzini ne cura la regia, creando uno spettacolo frizzante, movimentato, garbato, senza cadere in eccessi macchiettistici. Il palcoscenico inizialmente vuoto piano piano si arricchisce di elementi, con le scene di Manuela Gasperoni. Deliziosa la bianca casetta con gli steccati, il lampione, le siepi. L'interno è rivestito di carta da parati a righe verdi, non mancano poltrona, scrivania e l'austero busto di pietra. Sempre curati e fantasiosi gli ottimi costumi di Stefania Scaraggi, raffinate le luci di Daniele Naldi.

L'Orchestra del Comunale diretta dal maestro Renato Palumbo mostra compattezza nelle varie sezioni. Palumbo predilige tempi più dilatati, meno sfrenati, che tendono ad un suono molto sobrio, di classe, con interessanti colori, equilibrato tra buca e palcoscenico. Sugli scudi anche il Coro del Comunale diretto dalla consueta bravura di Gea Garatti Ansini.

Di altissimo livello il cast, forse il migliore che si può trovare attualmente per questa opera.

A cominciare dal gigantesco Figaro di Nicola Alaimo, che si impone come un punto di riferimento per questo ruolo. Il baritono ha una voce morbida, pastosa, uniforme, squillante, ben proiettata sin dalla cavatina iniziale "Largo al factotum". Ma il lavoro più grande lo fa sulle frasi e soprattutto sulle parole, con una varietà di sfumature veramente fenomenali. La presenza scenica poi è quanto mai frizzante e deliziosamente comica.

Non è da meno il Bartolo di Paolo Bordogna che riesce a mettere in pratica tutta l'essenza del buffo rossiniano. La voce è salda, con fraseggio curato, ottimi sillabati e una recitazione perfetta. "A un dottor della mia sorte" e l'arietta "Quando mi sei vicina" sono momenti di grande livello, che ci restituiscono un'interpretazione assolutamente da manuale.

C'è poi la classe di Michele Pertusi che ritorna al suo amato Basilio, dopo le frequentazioni del Verdi più nobile. Il basso parmigiano riesce sempre a gestire una linea di canto elegante, misurata, robusta, come dimostra con "La calunnia è un venticello", unita ad efficaci gesti teatrali che risaltano il comportamento scivoloso del suo personaggio.

Funziona bene anche la coppa degli innamorati. Dave Monaco (terzo classificato ad Operalia) è un convincente Conte di Almaviva. Voce limpida, con legati sicuri, buone colorature, brillanti accenti, che sa piegarsi a pregevoli mezzevoci e interessanti variazioni. L'impegnativa aria "Cessa di più resistere" viene salutata con un vero trionfo.

Aya Wakizono è una splendida Rosina. Timbro dorato, corposo, uniforme nei registri. Il canto è fluido, svettante nelle agilità, sia nella cavatina "Una voce poco fa", che nell'aria "Contro un cor che accende amore". L'interpretazione è squisitamente delicata, briosa, leggiadra.

Ottima anche la Berta di Yulia Tkachenko, che affronta con sicurezza i do nel concertato del primo atto e l'aria "Il vecchiotto cerca moglie". Bene anche il Fiorello squillante di Nicolò Ceriani, l'Ambrogio spassoso di Massimiliano Mastroeni e Tommaso Norelli (Un ufficiale).

Teatro sold out e lunghi applausi per tutti protagonisti, con vette per Alaimo, Bordogna e Pertusi.

Una chiusura di altissimo livello, nell'attesa di iniziare il viaggio con "Itaca" (titolo della nuova stagione) che si aprirà con "Idomeneo" di Wolfgang Amadeus Mozart.

Marco Sonaglia (Teatro Comunale Nouveau-Bologna 27 dicembre 2025)