Recensioni - Opera

Bologna: La passione e la forza di Tosca

Dopo il grande successo del Macbeth, prosegue la stagione al Comunale Nouveau di Bologna, con la ripresa di uno spettacolo andato in scena la scorsa estate.

Nell'anno del centenario pucciniano non poteva mancare uno dei suoi capolavori assoluti: Tosca

La regia di Giovanni Scandella è fedele al libretto e punta tutto sull'assoluta semplicità. Le scene di Manuela Gasperoni sono funzionali con pochissimi e mirati elementi

Vengono ricostruiti i tre ambienti principali: la basilica di Sant'Andrea della Valle, Palazzo Farnese e la terrazza di Castel Sant'Angelo. Molto suggestiva al primo atto l'entrata della processione, eleganti gli affreschi del palazzo. Le luci di Luci Daniele Naldi creano appropriati chiaroscuri, i costumi di Stefania Scaraggi sono di gusto e in perfetto stile con la storia.

L'orchestra del teatro comunale è apparsa in splendida forma e quanto mai compatta.

Il merito è della direzione di Oksana Lyniv, specialista in questo repertorio. Una direzione netta, precisa, con tempi perfetti e un profondo volume sonoro. Ne esce una forte passionalità, mettendo in luce tutti i colori della partitura, passando con naturalezza e omogeneità dai momenti più concitati alle pagine più liriche dell’universo pucciniano.

Impeccabile come sempre il coro del comunale diretto da Gea Gatti Ansini che splende nell’imponente Te deum al finale del primo atto. Bene anche il Coro delle Voci Bianche seguito da Alhambra Superchi, con il valido pastorello di Camilla Baravelli Sabena.

Sul piano vocale brilla la magnifica Tosca di Carmen Giannattasio. Il soprano ha messo in luce una voce uniforme in tutti i registri, una tecnica solida, con una emissione sempre sicura e brillante nel suono. Sul piano scenico domina il personaggio in tutte le sue sfumature. Il “Vissi d’arte” è cantato con grande trasporto, naturalezza e chiuso con maestria. Difficile trattenere la commozione dopo un'interpretazione così struggente e al tempo stesso da manuale.

Roberto Aronica tratteggia un Cavaradossi molto energico scenicamente. La partenza è in difensiva con "Recondita armonia" non troppo rifinita. Nel corso della recita la sua performance cresce e troviamo l'Aronica che conosciamo, con gli acuti squillanti e il timbro latino. La romanza "E lucevan le stelle" del terzo atto viene risolta con sicurezza, ricercando sfumature nel fraseggio.

Gabriele Viviani è un Barone Scarpia elegante, diabolico al punto giusto, senza cadere nel consueto "villain" troppo verista. La sua voce baritonale scorre morbida, ben emessa e sempre misurata.

Pregevoli anche le parti di fianco. A cominciare dal brillante sagrestano di Paolo Maria Orecchia, al corposo Cesare Angelotti e Carceriere di Christian Barone, lo squillante Spoletta di Paolo Antognetti e il corretto Sciarrone di Nicolò Ceriani.

Teatro con vari posti vuoti e con un pubblico da prima troppo attratto dalla mondanità e meno dalla bellezza musicale, come hanno dimostrato i tiepidi applausi, addirittura con qualche isolata e assurda contestazione. Un vero peccato, perché un’alta qualità di esecuzione come questa, non capita spesso di ascoltarla.

Marco Sonaglia

(Teatro Comunale Nouveau-Bologna 26 aprile 2024)