Recensioni - Opera

Bologna: Travolgente e applauditissimo Macbeth

Al teatro Nouveau di Bologna ritorna la musica di Verdi con uno dei suoi capolavori più amati: Macbeth. Assente in cartellone dal 2015, viene riproposto con un nuovo allestimento che vede il regista Jacopo Gassmann al debutto nel mondo dell'opera

Diciamo subito che si tratta di uno spettacolo fedele al libretto, semplice e diretto, senza troppi elementi innovativi, ma al tempo stesso raffinato nella sua spoglia sobrietà.

Le scene di Gregorio Zurla sfruttano gli spazi del teatro con un utilizzo di sipari neri o velati, posizionati a vari livelli. Lateralmente entrano dei carri mobili che trovano nel momento del banchetto la resa migliore. In fondo campeggia l'immancabile ledwall curato da Marco Grassiravo, con una valle oscura che ci porta nell'inferno più profondo, osservati dall'inquietante Medusa del Caravaggio.

Notevole il suggestivo gioco luci con le tinte forti di Gianni Staropoli, incisivi i costumi di Gianluca Sbicca dove emergono il rosso e il nero, efficaci i movimenti scenici di Marco Angelilli.

Daniel Oren con la sua consueta direzione fatta di larghi gesti e di mugugni trova nell'orchestra del comunale una tavolozza di colori alquanto affascinante. I tempi tendono in alcuni momenti a rallentare, ma si colgono pregevoli diminuendi, pianissimi e ondate di cupa e corrosiva energia.

C'è un'attenzione maniacale alla partitura e ne esce una rilettura elegante, mai sopra le righe e con un controllo buca e palcoscenico sempre misurato.

In quanto a bellezza il coro del comunale diretto dalla grande professionalità di Gea Garatti Ansini ne ha mostrata parecchia. Le incursioni sono parecchie e tutte ben centrate come le streghe del primo e terzo atto, il potente finale del primo atto, i sicari del secondo atto. Il culmine di dolente lirismo viene toccato al quarto atto con "Patria oppressa”, dove il gioco di dinamiche sottolineano un'esecuzione da manuale.

Roman Burdenko con il suo Macbeth parte in sordina, poi dimostra di saper modulare e colorire le frasi dando anche la giusta forza drammatica ai declamati, costruendo così un personaggio credibile, misurato e di buon impatto. Applaudita la famosa aria "Pietà, rispetto e amore” del quarto atto.

La Lady Macbeth di Daniela Schillaci ha una voce ampia e sonora, riesce a destreggiarsi con sicurezza nelle agilità, negli acuti, con una buona varietà di accenti e una dizione esemplare. Pregevoli cavatina e cabaletta del primo atto, ottima la scena del sonnambulismo, con un re bemolle a fil di voce, proprio come è scritto da Verdi. Anche scenicamente sottolinea in maniera incisiva la sua fredda e spietata voglia di potere. Aggiungiamo poi che cantare a distanza neanche di ventiquattro ore un ruolo così impegnativo non è da tutti, lei ha dimostrato di saperlo fare senza la minima esitazione, chapeau!

Riccardo Fassi ci presenta un solido Banco, grazie ad una voce di basso, brunita al punto giusto, con fraseggio corretto e buona interpretazione.

Antonio Poli è uno squillante Macduff, che conferma le sue ottime doti vocali nella struggente aria “Ah la paterna mano".

Bravo Marco Miglietta (Malcom), validi Anna Cimmarrusti (dama Lady Macbeth) e Kwangsik Park (il medico). Completavano il cast Gabriele Ribis (un domestico di Macbeth/Il sicario/L’araldo), Sandro Pucci (prima apparizione), Chiara Salentino (seconda apparizione), Benedetta Zanetti Oliva (terza apparizione).

Successo strepitoso, calda accoglienza a Burdenko e Fassi. Autentiche ovazioni per la Schillaci e Oren.

Marco Sonaglia

(Teatro Comunale Nouveau-Bologna 14 aprile 2024)