Recensioni - Opera

Bolshoi meno sovietico

Il balletto del teatro di Mosca ha presentato Giselle a Parmadanza

Il balletto del Bolshoi è di nuovo tornato in tournee in Italia, questa volta con un titolo francese: Giselle. La programmazione del Teatro Regio di Parma, sempre di altissimo livello, non poteva certamente farsi sfuggire questa ghiotta occasione per offrire al suo affezionato pubblico il meglio della tradizione.

Lo spettacolo è stato dato in due repliche sabato 22 e domenica 23 maggio, ma  le occasioni offerte dalla compagnia sono state molteplici, a cominciare dalla masterclass con l’étoile Nadežda Gracëva tenutasi la mattina, per continuare poi con la lezione aperta della compagnia nel pomeriggio.
Giselle era già stato presentato qualche anno fa sempre nell’ambito di Parmadanza 2004 col corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli e anche allora con due interpreti d’eccezione: Ambra Vallo e Roberto Bolle.
Il balletto è quanto di più squisitamente romantico ci possa essere. Una fanciulla viene ingannata dal suo primo amore, impazzisce e muore; nonostante il ragazzo le abbia fatto del male, il suo spirito cristiano lo salverà facendolo danzare fino al mattino in modo che egli possa sfuggire al destino invocato dalle villi.
Il balletto debuttò a Parigi nel 1841 con il libretto di Théophile Gautier ispiratosi alle leggende dello scrittore tedesco Heinrich Heine. La musica venne scritta da Adolph Adam e la coreografia venne firmata da Coralli e Perrot. Pur essendo un balletto totalmente europeo, ai russi piacque molto e lo riallestirono per la stagione successiva contribuendo negli anni a mantenere in vita la coreografia originale.
La coreografia presentata in queste due serate porta la firma di Vladimir Vasiliev che ha mantenuto alcuni passaggi dell’originale Coralli/Perrot, specie nell’atto bianco tipico dell’epoca romantica, ma ha voluto dare più spazio alle parti maschili, come già Nureyev aveva fatto prima di lui in molti balletti. L’impianto è stato gradevole e ben strutturato, anche se la scena della pazzia è apparsa troppo statica. Anna Antoničeva, tecnicamente molto forte, ha eseguito perfettamente tutti i passaggi più difficili, ma è stata poco sanguigna proprio nella scena della pazzia e la coreografia di certo non l’ha aiutata. Ancor più bravo è stato Andrej Uvarov nel ruolo di Albrecht che è riuscito a coniugare in maniera del tutto naturale lo spirito del personaggio e la tecnica (splendidi i suoi briseè). Puliti anche Jurij Baranov e Anna Leonova rispettivamente nei ruoli di Hilarion e Mytha: lui ha una tecnica spettacolare di tour en l’air e lei la leggerezza impalpabile tipica dello spirito romantico.
L’unica nota che non ha convinto fino in fondo è stato il corpo di ballo: la perfezione tipica russa dell’insieme si sta affievolendo, a vantaggio delle doti dei singoli. Le teste non hanno più tutte la stessa inclinazione e gambe e braccia non sono più alla stessa altezza: il nuovo corso ha portato a non avere più tutti cloni sul palcoscenico, ma ogni individuo con le sue specificità.

Sonia Baccinelli 23 maggio 2010