Recensioni - Opera

Boris Eifman vero erede dalla tradizione del balletto russo

Čaikovskij Pro et Contra in prima nazionale a Parmadanza 2017

Il Teatro Regio ha avuto il privilegio di ospitare uno dei più noti ed affermati ensamble di danza russi, l’Eifman Ballet di San Pietroburgo per la serata inaugurale di Parmadanza  2017 che anche quest’anno offrirà numerosi ed imperdibili appuntamenti ben cadenzati da febbraio a maggio. La bravura indiscussa di tutti i ballerini dell’Eifman Ballet fa di questa compagnia un punto di riferimento imprescindibile nel panorama del balletto internazionale.

Per Čaikovskij Pro et Contra il coreografo trae spunto sia dalla vita del celeberrimo musicista russo, sia dalle sue opere che altro non sono che l’esternarsi dei suoi sentimenti sulla scena. In un periodo storico nel quale non era possibile ammettere di essere omosessuali, il compositore compie una sorta di outing del suo disagio con l’unico strumento che ha a disposizione: la sua musica.
Lo spettacolo inizia con Čaikovskij morente assalito dalle creature malvagie che lui stesso ha creato per le sue opere. Durante l’arco della serata vengono citati più o meno chiaramente tantissimi personaggi dei suoi balletti in una sorta di scherzo onirico che trascina anche lo spettatore: la visione manichea del bene e del male viene accentuata con il moltiplicarsi del perfido Rothbarth, Carabosse pare aver portato dalla sua anche la fate buone e anche Drosselmayer si colloca in quella posizione di ambiguità più volte interpretata dalla critica in chiave freudiana.
Le coreografie corali sono senz’altro il punto di forza di Eifman che con il supporto di efficaci scenografie (Zinovy Margolin) e ricercati costumi (Olga Shaishmelashvili e Vyaceslav Okunev) crea dei pezzi di grande suggestione e rara bellezza. Le citazioni non sono soltanto tratte dal periodo del balletto imperiale russo, ma anche dalle sue opere liriche e dalla danza più recente, come quella esplicita a Bejart e al suo Bolero, piuttosto che a Roland Petit con i piccoli gesti reiterati di braccia e mani. Il lavoro intellettuale compiuto dal coreografo è di gusto sopraffino, per un palato da veri intenditori, ma apprezzato senza ombra di dubbio anche dai non addetti ai lavori.
La compagnia è sicuramente ad un livello di eccellenza tecnica ed artistica indiscutibile: i giovani ballerini, di solida formazione classica, si inseriscono a pieno titolo nella scia della grande tradizione russa, modernizzandone lo stile con elementi presi a prestito dalla danza contemporanea. Il corpo di ballo si caratterizza per danzare all’unisono senza mai un attimo di sfasatura raggiungendo praticamente la perfezione assoluta. Convincenti, anche da un punto di vista drammaturgico, Oleg Gabšev nei panni di Čaikovskij e Serej Volobuev in quelli del suo alterego.
Unica nota forse poco soddisfacente è risultato il collage musicale proposto, che volendo probabilmente evitare i brani più celebri del repertorio, ha finito per risultare talvolta uniforme ed insipido.

Sonia Baccinelli 10 febbraio 2017