Recensioni - Opera

Boris Godunov: il terrorismo secondo la Fura dels Baus

La Fura dels Baus storico gruppo di avanguardia teatrale catalano giunge a Mantova presentando il suo ultimo spettacolo “Boris Godunov”, ovvero una riflessione sul terrorismo ai giorni nostri partendo dalla tragedia di Puskin.

La Fura dels Baus storico gruppo di avanguardia teatrale catalano giunge a Mantova per il Festival del Teatro presentando al Teatro Ariston il suo ultimo spettacolo “Boris Godunov”, ovvero una riflessione sul terrorismo ai giorni nostri partendo dalla tragedia di Puskin. 

 

 

Lo spettacolo sbandierato come violento e trasgressivo tanto da essere sconsigliato a donne incinte e cardiopatici in realtà regala ben poche emozioni forti se si eccettua qualche sparo a salve, un via vai di finti terroristi per la platea e qualche accecatore puntato sul pubblico. Niente di che rispetto ai moderni parchi di divertimento, ma si sa ormai La Fura dels Baus è diventata una specie di multinazionale dello spettacolo che porta in giro per l’Europa più spettacoli contemporaneamente dove la sensazione volta a fini di marketing ha la sua bella importanza. 

 

 

 

Il testo si dipana su una interessante ma ripetitiva drammaturgia, ad opera di Alex Ollè e David Plana, che ha il pregio di associare le riflessioni sul potere del dramma di Puskin alle motivazioni di un gruppo di terroristi che prendono in ostaggio il pubblico di un teatro sulla falsa riga di quanto accadde in Russia alcuni anni fa. Lo spettacolo si avvale di costanti e molto efficaci effetti video che riproducono prima il palazzo degli zar e rimandano poi a vari luoghi del teatro in una sorta di voyeurismo da circuito chiuso che dovrebbe esaltare il realismo di quanto sta accadendo.

 

In realtà, dopo il primo impatto, prevale l’ottima recitazione degli attori catalani e tutti questi effetti risultano alla lunga fastidiosi e fuorvianti. Avremmo preferito seguire la parola, le emozioni date dagli attori al resto avrebbe pensato l’immaginazione. Paradossalmente le parti poetiche del dramma di Puskin erano quelle che ottenevano una resa migliore, mentre i realistici dialoghi dei terroristi risultavano meno efficaci.

Nonostante ciò il tutto è ben costruito, gli accorgimenti tecnici sono impeccabili e gestiti a livelli impensabili per una compagnia italiana, ma non mi risulta che ne esistano di paragonabili alla Fura. L’insieme crea un raffinato prodotto di alto livello. Lo spettacolo si segue fino in fondo, anche se alla fine lascia una sensazione non del tutto convincente.

Il pubblico, per niente scosso, ha applaudito con calore.

A. Manuelli (22/06/08)