Recensioni - Opera

Branciaroli autentico Enrico IV in una mondo di attori

Al Teatro Sociale il debutto del capolavoro pirandelliano chiude la stagione del CTB

Per la sua terza produzione targata Centro Teatrale Bresciano Franco Branciaroli ha scelto di proseguire il suo percorso sulla figura dell’attore, iniziato con Servo di scena e proseguito con Il teatrante, confrontandosi con il Pirandello di Enrico IV, uno dei testi in cui vita vera e recitazione più si compenetrano e si confondono.

La linea interpretativa scelta da Branciaroli, nella duplice veste di protagonista e regista, è quella di suddividere lo spettacolo in due parti molto nette: la prima, quella in cui i vari personaggi si presentano a casa di Enrico, giocata su toni caricati ed una recitazione molto esteriore, mentre la seconda,  dominata dal lungo monologo in cui il protagonista svela la sua finzione, più naturalistica ed introspettiva.
Enrico appare quindi come l’unico uomo vero, costretto a rifugiarsi nella sua recita per sfuggire ad un mondo falso, ipocrita, popolato da maschere stereotipate, da attori mediocri che non escono mai dal loro carattere, preoccupati ad ascoltare solo loro stessi ed indifferenti a quanto li circonda.
Lettura interessante ma la cui realizzazione, soprattutto nella prima parte, non risulta priva di difficoltà. Sostenere infatti per oltre un’ora un testo come quello di Enrico IV su toni costantemente spinti, quasi esasperati, non è impresa facile, il rischio è che dopo un po’ tutto si livelli e diventi difficile sottolineare eventuali cambiamenti di registro. Non a caso lo stesso Branciaroli, che entra in scena dopo circa un’ora di recitazione giocata sempre su toni molto sostenuti, è costretto a caricare ulteriormente il suo personaggio per poter sembrare ancora più pazzo ed ancora più “attore” rispetto alla finzione cui fino a quel punto avevamo assistito.
Gli attori che lo accompagnano in questa recita si disimpegnano tutti con professionalità ma con differenti livelli di efficacia. L’interpretazione migliore e più compiuta è sicuramente quella dell’ottima Melania Giglio, che costruisce una Marchesa Spina tanto artefatta nella parola quanto impostata nella gestualità, ma sempre incisiva sulla scena.
Efficaci ma meno icastici nei loro personaggi Giorgio Lanza (Belcredi), Antonio Zanoletti (il medico), Valentina Violo (Frida) e Tommaso Cardarelli (Carlo).
Funzionali ma non particolarmente incisivi i quattro servi di Enrico ai quali si affianca Daniele Griggio nel ruolo-cameo del cameriere Giovanni.
Branciaroli che, se nella sua apparizione del primo atto aveva suscitato qualche perplessità, sfoggia la sua caratura di attore in un secondo atto di grande intensità, regalandoci un Enrico malinconico, umano, vero, grazie ad un’interpretazione ricca di accenti e sfumature.
Belle, colorate e teatrali e un po’ ronconiane le scenografie di Margherita Palli, qui anche costumista, che mutano a vista in cambi scena contrappuntati da musiche di autori contemporanei tra cui spiccano Pärt e Nyman.
Positiva la risposta del pubblico che ha mostrato il proprio apprezzamento tributando lunghi applausi al termine della rappresentazione.

Davide Cornacchione 13/05/2014