Recensioni - Opera

Brescia: scolastico Don Giovanni al Teatro Grande

Per la stagione lirica bresciana arriva il Don Giovanni di Mozart in un allestimento di Mario Martone risalente al 2002

Prosegue la breve stagione lirica del Teatro Grande di Brescia con Don Giovanni, capolavoro mozartiano che non ha bisogno di presentazioni.

Operalombardia ripropone la messa in scena di Mario Martone, prodotta vent’anni fa per il Teatro San Carlo di Napoli, interpretata per buona parte dai vincitori del concorso Aslico e perciò debuttanti o quasi nel mondo del teatro lirico.

L’allestimento di Mario Martone gioca sulla teatralità, costruendo sul palco una gradinata popolata da manichini e figuranti, quasi che la rappresentazione del “Don Giovanni” fosse una pièce di teatro itinerante a cui assiste anche un pubblico fittizio oltre che quello vero in sala. Scene e costumi sono di Sergio Tramonti. Due pedane superano l’orchestra e si proiettano in sala dove si svolgono diverse scene. L’impianto è fisso, i figuranti quasi sempre in scena, i cambi fra una scena e l’altra veloci e spigliati – fra le cose più apprezzabili dell’allestimento – il resto dovrebbe essere affidato alla verve degli attori cantanti.

Tuttavia, al netto di qualche scena più costruita e probabilmente rimasta intatta rispetto al progetto originale, come quella del catalogo di Leporello che viene attorniato dalle belle di Don Giovanni mentre le descrive, si ha l’impressione che in vent’anni molte cose si siano perse e che sia rimasto un prodotto datato, a tratti polveroso, che non è stato ripreso adeguatamente.

Complice anche l’inevitabile inesperienza degli interpreti nell’affrontare un allestimento così spiccatamente teatrale, il tutto scivola in una diligente rappresentazione di stampo scolastico, un esercizio di stile che non rende giustizia né teatrale, né musicale al capolavoro di Mozart.

A capo dell’orchestra “I Pomeriggi musicali” troviamo Riccardo Bisatti, che legge la partitura in modo classico, poco teatrale e senza spunti veramente personali. Dei cantanti, volonterosi e appassionati ma inevitabilmente acerbi, non diremo se non che non ci risulta corretto verso il pubblico far passare l’esito di un’accademia o di un concorso come produzione pienamente in stagione senza segnalarlo chiaramente nel programma di sala.

Comunque vanno citati Adolfo Corrado, Leporello dalla bella verve scenica e dal canto corretto e piacevole e il tenore Didier Pieri, che azzecca una bella interpretazione della sua seconda aria “Il mio tesoro intanto…”.

Al netto della serata una riflessione sull’arrancante sistema lirico lombardo sorge spontanea. Viene da chiedersi se l’esperienza di affidare titoli in stagione ad allievi o vincitori di concorsi non abbia fatto il suo tempo e se non sia l’ora di cambiare radicalmente questo sistema e la proposta lirica in Lombardia.

Siamo tutti d’accordo sulla necessità di formare nuovi cantanti e di far fare loro esperienza in palcoscenico, ma di solito questo avviene in recite di fine stagione, non presentando quello che spesso è un saggio come prodotto di punta della proposta lirica delle città lombarde.

È mai possibile poi che una città come Brescia con circa 200.000 abitanti, capitale industriale oltre che della cultura 2023 abbia una stagione lirica di 4 opere liriche per ben – udite, udite! – 8 rappresentazioni totali.

Anche volendo rivedere la stessa opera due volte, all’appassionato lirico, sempre che ne siano rimasti, restano ben 357 giorni all’anno liberi. I melomani bresciani dunque devono avere o una buona collezione discografica casalinga oppure un’ottima autovettura per raggiungere altre città. (Lo stesso è giusto dirlo vale anche per le altre città lombarde del consorzio Como, Pavia e Cremona.)

Se prendiamo una citta equivalente austriaca, Linz ad esempio, che ha sempre circa 200.000 abitanti, ma non si trova certo al centro della ricca conurbazione industriale lombarda, bensì sperduta nell’Austria centrale non lontana dal confine con la repubblica Ceca. Ebbene Linz propone 8 titoli d’opera più 1 operetta per un totale di – udite, udite! – 63 rappresentazioni nel corso della stagione. Non mi risulta che a Linz facciamo la “Festa dell’Opera” come fanno a Brescia, lì si limitano a fare “Opera”.

Non vogliamo annoiare con altri confronti (la notissima cittadina tedesca di Chemnitz ha in cartellone quest’anno 8 nuove produzioni e 10 riprese), ma mi sembra evidente che qualche cosa nella produzione lirica dei teatri di tradizione lombardi (fa ovviamente eccezione La Scala che è una storia a sé) qualcosa non funzioni.

La constatazione è dolorosa, ma credo che sia doveroso sottolineare questa situazione che si trascina immutata da troppi anni.

Il pubblico bresciano, sempre molto elegante essendo una delle poche occasioni, ha applaudito con cortesia in fine serata.

Raffaello Malesci (14 ottobre 2022)