Recensioni - Opera

Bruxelles: un Trittico tra fumetto, cinema e televisione

Applaudita edizione del titolo pucciniano alla Monnaie

Al Teatro La Monnaie di Bruxelles ha debuttato una nuova produzione de Il Trittico di Giacomo Puccini in cui il regista Tobias Kratzer ha utilizzato per ciascuno dei tre pannelli un differente linguaggio espressivo, ovvero il fumetto, il cinema e la televisione, collegati tra loro attraverso un gioco di rimandi: nel Tabarro Michele guarda in televisione un reality che è Gianni Schicchi, In Suor Angelica le suore leggono il fumetto del Tabarro e all’inizio di Gianni Schicchi Buoso Donati decide di lasciare la sua eredità ai frati dopo aver ascoltato un disco di Suor Angelica.

Per Il Tabarro lo scenografo e costumista Daniel Sellmaier ha concepito una scenografia suddivisa in quattro ambienti che per la loro disposizione ricordano le vignette di una pagina di un fumetto, sopra i quali campeggia il tiolo “Il tabarro” scritto con caratteri che rimandano al fumetto Sin City di Frank Miller. La trama si dipana in maniera efficace nei quattro riquadri sapientemente illuminati dalle luci livide di Bernd Purkrabek che scolpiscono un’atmosfera da noir.
Straordinaria la Suor Angelica in bianco e nero in chiave cinematografica. Alla vicenda che si svolge sul palcoscenico si affianca sul fondale la proiezione di tutto quanto avviene fuori scena, aumentando il coinvolgimento e la partecipazione emotiva da parte del pubblico. Le proiezioni non sono solo una moderna versione dei fondali dipinti ma raccontano ed arricchiscono di dettagli quello che vediamo in scena.  Finalmente le singole suore non sono più le stucchevoli statuette decorative che servono solo come elemento di colore, ma ciascuna viene cesellata nella sua unicità: da chi ritaglia le scene d’amore dai fumetti, a chi deve combattere il complesso del cibo, a chi origlia dietro le porte. Uno straordinario affresco, sempre perfettamente coerente con il dettato musicale, che costituisce il momento migliore di tutta la produzione.
Meno riuscito il Gianni Schicchi in cui l’ambientazione in un reality televisivo non trova sviluppo nella regia. La presenza del pubblico sulle gradinate, ad eccezione di un paio di interventi, risulta sostanzialmente inutile e la commedia si svolge secondo le più consolidate dinamiche teatrali avvalendosi delle solite gags cui si aggiunge un momento in cui tutti si tuffano nella vasca idromassaggio -evidente riferimento agli show televisivi- che però lascia il tempo che trova. Punto di forza il cast che si avvale di un gruppo di eccellenti caratteristi.

L’aspetto musicale è dominato dalla magnifica concertazione del Maestro Alain Altinoglu, che trova il giusto colore per ciascuna delle tre partiture. Nel Tabarro viene esaltata la componente drammatica, grazie ad un’orchestra da cui emergono tinte corrusche e forti contrasti, mentre Suor Angelica è caratterizzata da uno straordinario lavoro di cesello che consente di far emergere inaspettatamente anche le sfumature più ironiche della partitura, pur non rinunciando alla sua vena lirica. Un vero capolavoro, cui fa seguito uno spumeggiante Gianni Schicchi ricco di brio e divertimento.

Nel Tabarro Peter Kálman delinea un Michele rude, dalla voce importante, ma anche capace di momenti di lirismo, mentre nel terzo titolo si trasforma in un Gianni Schicchi affarista e smaliziato. Al suo fianco Corinne Winters è una Giorgetta dalla forte carica espressiva ma prudente nell’emissione, soprattutto nel registro acuto dove denota qualche asperità. Caratteristica confermata anche in Suor Angelica. Il tenore americano Adam Smith si caratterizza per timbro robusto e facilità nell’acuto, caratteristiche che gli consentono di risolvere agevolmente sia i personaggi di Luigi che di Rinuccio. Annunziata Vestri ha un bel timbro mezzosopranile ed una notevole verve sulla scena, che emerge nella sua interpretazione di Frugola, cui si contrappone una più misurata Suora Zelatrice. Raehann Bryce-Davis è una Zia Principessa dall’emissione morbida e brunita ma allo stesso tempo autorevole e sprezzante sulla scena, mentre Benedetta Torre è una Lauretta dalla voce luminosa e dal fraseggio raffinato, oltre a rivestire efficacemente i panni dell’Amante e di Suor Genovieffa.

Eccellente il gruppo dei comprimari all’interno del quale spiccavano l’ottimo Giovanni Furlanetto, incisivo Talpa e stralunato Simone, Tineke Van Ingelgem, nel ruolo della Maestra delle novizie e della Ciesca e soprattutto la straordinaria Elena Zilio, interprete di una mercuriale Zita in grado di catalizzare l’attenzione del pubblico, oltre che di un’austera Badessa.
Al termine applausi entusiasti per tutti i protagonisti con ovazioni ad Altinoglu.