Recensioni - Opera

Carmen: Quasi trent’anni di ininterrotto successo

Il capolavoro di Gades anche a Brescia

Venerdì 2 marzo ore 21.00 al Teatro Grande di Brescia è andato in scena Carmen, il terzo balletto narrativo di Antonio Gades ed il primo lavoro scenico derivante dalla sua proficua collaborazione con il cineasta Carlos Saura.
Tantissime sono le versioni di questo spettacolo e moltissime sono diventate dei capolavori classici, come l’opera con la regia di Franco Zeffirelli o la versione del balletto coreografata da Roland Petit.
La storia cui Gades si ispira non è quella della Spagna stereotipata fatta di ladri, briganti, contrabbandieri e sigaraie del libretto dell’opera omonima di Bizet. Gades vuole ripartire dalla fonte, cioè dalla novella scritta da Prosper Merimée che racconta dei sentimenti di una donna vera, in carne ed ossa, e non il cliché della seduttrice e mangiatrice di uomini. D’altra parte chi, meglio di una spagnolo, può raccontare l’atmosfera gitana?

Il personaggio della novella è una donna libera, la cui spregiudicatezza non significa necessariamente dissolutezza, come viene spesso invece interpretato da una cultura di matrice moralista e cattolica. Carmen è una zingara ed in quanto appartenente all’etnia rom è una donna fedele al suo popolo e al suo uomo; si prende gioco dei potenti e dei perbenisti ridicolizzandoli ed è perfetta nella sua logica inattaccabile. La Carmen della novella è una figura modernissima: pensa come un uomo separando il sesso dall’amore, giocando col primo, ma tenendo ben riposto nel suo cuore il secondo. Gades demolisce lo stereotipo creato dal libretto dell’opera e plasma una figura che, scegliendo di farsi uccidere dal suo uomo resta libera fino alla fine. D’altra parte anche Bizet doveva confrontarsi con una platea borghese benpensante: il personaggio di Micaela perciò serviva ad identificare il pubblico femminile con l’antieroina, che soccombe sotto la forza assassina della rivale. Il momento di lotta tra le due sigaraie è uno dei momenti cui Gades è riuscito a dare la massima intensità scenica: usa i gruppi di  donne come fossero dei gatti che si muovono da una diagonale all’altra del palco in una perfetta sequenza ritmica.
La musica di Bizet è usata liberamente rispetto alla trama dell’opera venendo anche ripetuta più volte a seconda dell’uso che Gades intende farne. La coreografia viene risolta in un gioco ritmico fatto di parti cantate e palmas, colpi di bastoni e taconeo interrotti da silenzi carichi di una drammaticità inquietante. Il flamenco più autentico è l’unico vero protagonista della serata: nel finale, quando Carmen si prepara per andare alla corrida, gli elementi della tradizione che ancora non era comparsi sulla scena, come ventaglio, mantiglia, peineta e mandronera ci sono tutti, ma la Carmen di Gades non è “in maschera”, ma è la vera essenza del folklore spagnolo.
La scenografia viene risolta da Antonio Saura creando inizialmente l’espediente della sala prova con gli specchi sullo sfondo e poi posizionando tavoli e sgabelli in legno che ricordano molto i colori delle taverne fumose e chiassose. Anche gli abiti sono molto semplici, fatta eccezione per il torero.
Sponsorizzata dalla Fondazione di Antonio Gades, la Compagnia è attualmente diretta da Stella Arauzo, che in passato ha danzato con Antonio Gades subentrando a Cristina Hoyos nell’interpretazione di Carmen.
Nella serata bresciana corpo di ballo, solisti, musicisti e cantanti sono stati tutti egualmente perfetti nei loro ruoli: Vanesa Vento nella parte principale, Angel Gil nei panni di Don José, Jairo Rodriguez in quelli del torero e Miguel Angel Rojas interprete del marito. Applauditissimi Angela Nùnez come cantaora e i chitarristi Antonio Solera e Camaròn de Pitita.
Il numeroso pubblico che ha avuto il privilegio di assistere a questa magnifica serata, la ricorderà senz’altro a lungo per l’altissimo livello tecnico, artistico e interpretativo.

Sonia Baccinelli 2 marzo 2012