Recensioni - Opera

Caro nemico ti scrivo

Le relazioni pericolose di Elena Bucci e Marco Sgrosso allestite nello spirito dell’originale versione al Teatro Santa Chiara

Pubblicato sette anni prima di quella rivoluzione che nel 1789 cambierà il corso della storia e che molto efficacemente viene evocata nel finale dello spettacolo, le Relazioni pericolose di Choderlos de Laclos è un acuto ed illuminante ritratto del cinismo e della vacuità che caratterizzavano la società dell’epoca. Nel carteggio tra la Marchesa di Merteuil ed il Visconte di Valmont incontriamo una nobiltà indifferente al vento del cambiamento e sempre più bramosa di piaceri effimeri con i quali soddisfare il proprio capriccio e anestetizzare la propria noia.

 

Ed è il carteggio stesso a scandire il ritmo dello spettacolo prodotto dal Centro Teatrale Bresciano: alcune lettere, più articolate, prendono vita sulla scena, altre rimbalzano con ritmo serrato tra mittente e destinatario a significare la frenesia quasi isterica con cui agiscono i protagonisti in questo gioco di seduzioni incrociate, in cui i ruoli di vittima e carnefice vengono repentinamente sovvertiti.

 

Fresca vincitrice dei premi Ubu e Duse, Elena Bucci si conferma attrice di gran classe nel doppio ed antitetico ruolo della Marchesa di Merteuil e della Presidentessa di Tourvel. Tanto la prima è lucidamente spietata nel suo gioco perverso, tanto la seconda è pura e tormentata dalla sua passione. Le accomunerà solo la disperazione nell’amaro finale.
Il Valmont di Marco Sgrosso ha più i tratti del viscido satiro che quelli del gran seduttore di dongiovannesca estrazione. La sua arrogante spavalderia gli impedisce di accorgersi di essere anche lui pedina nelle mani della perfida marchesa che lo condurrà alla morte in duello.
Al loro fianco Gaetano Colella è un eclettico Choderlos de Laclos che, oltre a osservare con occhio disincantato i suoi personaggi, presta la voce alle figure di Cécile, Danceny, M.me de Volanges e M.me de Rosemonde.

Se all’inizio lo spettacolo denota una certa staticità e, complice il fatto che siano solo tre interpreti a ricoprire tutti i ruoli, qualcosa nei rapporti tra i vari personaggi tende a sfuggire, nella seconda parte gli attori prendono definitivamente possesso della scena in un crescendo di intensità emotiva che coinvolge la platea.

Semplice ma suggestivo l’impianto scenico, delimitato da alcune quinte scorrevoli ed impreziosito dalle splendide luci di Loredana Ottone che caratterizzano ogni singola sequenza, creando quadri di grande suggestione.  I dialoghi sono accompagnati da un continuo tappeto sonoro che ha come compositore di riferimento Vivaldi al quale si alternano tra gli altri Chopin, Schubert, Preisner, Tiersen (la scelta delle musiche negli spettacoli delle Belle Bandiere, in questo caso curata da Raffaele Bassetti, si conferma come sempre raffinatissima).

Uno spettacolo arguto, intrigante ed esteticamente impeccabile salutato al termine da applausi calorosi.

Davide Cornacchione 12 aprile 2017