Recensioni - Opera

Cast di stelle per la Tosca inaugurale a Torre del Lago, ma alla serata manca il brivido

Modesta e convenzionale la messa in scena di Alfonso Signorini

Grandi nomi per l’inaugurazione del settantunesimo Festival Puccini a Torre del Lago. Una Tosca dalle importanti aspettative, con artisti di levatura internazionale come Roberto Alagna, Aleksandra Kurzak e Luca Salsi.

Le migliori intenzioni però, come spesso accade a teatro, non sempre si trasformano automaticamente in successi al calor bianco, ed è quello che è accaduto nel grande anfiteatro del Festival Pucciniano, dove sicuramente abbiamo assistito ad una Tosca di qualità, ma senza quel tanto di sale che rende indimenticabile la serata.

Complice una messa in scena di trita convenzionalità, firmata da Alfonso Signorini, autore anche dei classici costumi e coadiuvato dalle scenografie di Juan Guillermo Nova.

Al centro della scena campeggia un imponente frontone neoclassico, che girandosi e spezzandosi in vari tronconi crea la scenografia dei tre atti pucciniani. A questo si aggiungono i più che scontati ammennicoli di ogni Tosca che si rispetti: il quadro e la statua della Madonna nel primo atto; il tavolo da pranzo di Scarpia nel secondo; il tavolino del carceriere e la croce di Sant’Andrea per la fucilazione del condannato nel terzo. Onesto decoro insomma, non senza una buona dose di banalità.

La regia è organizzata in ossequio al libretto senza particolari spunti di accuratezza. Ove Signorini ci mette le mani non convince. Ricerca l’effetto al termine del Te Deum che conclude il primo atto, facendo girare la scena e apparire un pacchiano altare barocco con al centro un ostensorio dorato, in cui un vescovo infila una grande ostia luminosa. A questo punto detto ostensorio, divenuto luminoso, sale in alto lungo un palo con effetto quasi comico. Più che strumento di devozione e sfarzo barocco ricordava l’occhio di Sauron del Signore degli Anelli tolkeniano.

Distraente poi l’idea di accompagnare “E lucevan le stelle”, che di per sé non avrebbe bisogno di alcun commento registico, con un balletto evocativo in cui si rappresentava un incontro fra Tosca e Cavaradossi. Soluzione che oltre a distrarre dalla romanza, risultava anche ballata male e poco professionalmente. Pure il finale, con la controfigura di Tosca che si getta dall’alto del frontone, è risultato poco chiaro. I tempi erano sbagliati e la controfigura si è vista per pochi secondi, vanificando completamente l’effetto. Insomma la tradizione deve essere accompagnata da accuratezza e buon gusto, altrimenti funziona peggio di tante attualizzazioni.

Il cast radunato per l’occasione è sicuramente di livello internazionale e si difende da par suo. I tre protagonisti sono tutti dotati di forte personalità, di grandi voci e di carisma scenico. Hanno tutti cantato bene nel complesso, ma la recita non si è trasformata in un evento memorabile, mancava quel qualcosa di imponderabile e misterioso che deve scattare a teatro per rendere la serata indimenticabile. Certo l’inizio ritardato, gli intervalli prolungatisi per problemi tecnici di posizionamento della scena, il caldo afoso, hanno probabilmente sfiancato cantanti e pubblico, che a fine recita, verso l’una di notte, si è precipitato a capofitto verso le uscite.

Luca Salsi è stato il migliore della serata. Il suo Scarpia resta un grande personaggio, di leonina perfidia, un vero predatore che alterna magistralmente lusinga e minaccia. Una lunga frequentazione con il ruolo gli permettono di essere sempre credibile e presente. La voce resta impeccabile, ma anche per lui la serata risulta difficile, con qualche affaticamento qua e là.

Roberto Alagna conferma una musicalità sopraffina, un centro saldo e ben proiettato, ma negli acuti si sono percepite diverse asprezze, così come a tratti un vibrato troppo accentuato. Al suo fianco Aleksandra Kurzak è una Tosca volitiva e capricciosa, in perfetta intesa scenica con Alagna. I due avevano in mente una regia costruita con l’esperienza delle molte repliche e risultavano particolarmente efficaci nelle loro scene. La Kurzak convince per una voce schietta e lirica, meno per gli affondi nella voce di petto. Anche lei arriva affaticata nel finale.

Claudio Ottino è stato un ottimo sagrestano. Professionali gli altri: Luciano Leoni, Francesco Napoleoni, Paolo Pecchioli, Omar Cepparolli, Francesca Presepi.

Oltre alle incertezze registiche anche la concertazione di Giorgio Croci ha contribuito a mettere in difficoltà gli interpreti. Tempi lenti e limacciosi come i fondali del lago di Massaciuccoli hanno inutilmente appesantito la partitura, allungando i fiati dei cantanti e affossando il piglio drammatico dell’opera.

Nel finale applausi per tutti, ovazioni per il terzetto dei protagonisti e in particolare per Luca Salsi. Sparute ma sonore contestazioni per la regia.

Raffaello Malesci (Venerdì 18 Luglio 2025)