Recensioni - Opera

Centra il segno La Bohème a Torre del Lago

Ottimo cast vocale. Ancora suggestivo e funzionale lo spettacolo di Ettore Scola

Dopo Tosca il secondo titolo del Festival Pucciniano 2025 è La Bohème di Giacomo Puccini, anche in questo caso con un cast internazionale di eccezione.

Lo spettacolo è quello del compianto Ettore Scola del 2014, con le scene di Luciano Ricceri e i costumi di Cristiana Da Rold. La regia in questo caso è stata ripresa dal nipote del regista Marco Scola di Mambro.

Scenografia classica e imponente, di stampo cinematografico. Riproduce fedelmente uno scorcio parigino con la struttura centrale che si gira per caratterizzare i vari atti. Si nota la mano accurata del grande regista, molto attento alla drammaturgia visiva e alla precisione scenica e dei particolari. Un grande classico. Bello, chiaro e funzionale. Permette di seguire l’opera alla perfezione.

Qua e là la una chicca registica, senza mai disturbare l’azione, come all’inizio del secondo atto, dove un improbabile Manet, alle prese con la realizzazione di Le Déjeuner sur l'herbe si deve lasciar dare consigli di stile addirittura da un pittore come Marcello.

Ottimo il cast vocale per una bella serata d’opera.

Vittorio Grigolo incanta come Rodolfo. Voce piena, sicura, svettante e timbrata. Il tenore aggiunge, come suo solito, una grande verve personale che, al netto di qualche eccesso, gli assicura una buona aderenza al personaggio giovanile e baldanzoso di Rodolfo. Vero “animale da palcoscenico”, intrattiene il pubblico con un gioco mimico anche durante una breve interruzione nel il primo atto, dovuta a poche gocce di pioggia. Grandi applausi per lui dopo “Che gelida manina” e nel finale.

Al suo fianco la sicura e dolente Mimì di Nino Machaidze. Appassionata e partecipe, il soprano georgiano domina la parte senza problemi, forte di una voce sorvegliata e omogenea in tutti i registri. Grandi applausi anche per lei.

Marcello era il sorprendente Vittorio Prato. In gran serata il baritono pugliese convince con una voce piena, facile all’acuto, unita ad una presenza scenica coinvolta e convincente. Una bella prova per lui. Sara Blanch è stata una Musetta volitiva e precisa.

Pertinente lo Schaunard di Italo Proferisce, opaco il Colline di Antonio di Matteo. Ottimo Claudio Ottino come Benoit. Completavano il cast: Matteo Mollica, Francesco Napoleoni, Francesco Auriemma, Simone Simoni.

Pier Giorgio Morandi dirige in modo accurato, con tocco delicato, rallentando i tempi per seguire i cantanti. Da buon Kappelmeister cura il rapporto fra buca e palcoscenico.

Buon successo per tutti, con molti applausi per Grigolo, Prato e Machaidze.

Raffaello Malesci (Sabato 19 Luglio 2025)