
Intrigante e riuscito l’allestimento di Macelleria messicana di Enrico Groppali al Teatro Sociale.
Macelleria Messicana di Enrico Groppali, la terza produzione del Centro Teatrale bresciano che ha praticamente concluso l’attuale stagione teatrale, è stato forse il migliore (sicuramente il più originale) degli spettacoli proposti nel corso del cartellone 2012/13.
Il testo, come si evince dal titolo, prende spunto dall’uccisione e dall’esposizione in Piazzale Loreto dei corpi di Mussolini e dei suoi gerarchi nel 1945, in questo caso filtrata attraverso gli occhi di due vecchi attori ormai in disarmo, in precedenza legati al regime, rinchiusi in un appartamento nell’attesa che i partigiani vengano a portarli via.
I due si perdono nella rievocazione sempre più barocca delle nefandezze che avrebbero perpetrato nel corso della loro vita: omicidi, pedofilia e quant’altro, lasciandoci però nel dubbio che tutto quanto da loro raccontato non si la realtà bensì il fantasioso pretesto per la loro ultima recita.
Il regista Daniele Salvo è riuscito, grazie anche a robusti tagli, a valorizzare un testo interessante ma anche un po’ verboso e ridondante. La sua costruzione dello spettacolo è meticolosa, nulla viene lasciato al caso. Raramente mi è capitato di assistere ad uno spettacolo altrettanto curato e disseminato di simboli e di particolari.
Da ciò è scaturita una messinscena di grandissimo fascino, grazie anche al suggestivo colpo d’occhio offerto dalle belle scenografie di Alessandro Chiti e dalle accurate luci di Cesare Agoni, senza dimenticare gli efficaci costumi di Silvia Aymonino.
Tutto sembra svolgersi all’interno di un sogno –il sogno dei due attori per l’appunto- di conseguenza la recitazione è virata in chiave antinaturalistica, grazie anche all’uso di microfoni che amplificano e distorcono la voce.
All’interno di tutto questo si sono magistralmente calati i due protagonisti, ovvero Paolo Bessegato ed Elisabetta Pozzi che hanno saputo lavorare sulla loro voce e trarne, in particolare la Pozzi, una tavolozza espressiva di eccellente livello.
Efficaci i due giovani attori bresciani, ovvero Fausto Cabra e Chiara Pizzatti che si sono mostrati versatili nel ricoprire i vari ruoli di contorno.
Suggestivo l’apporto delle musiche originali di Marco Podda, intervallate da alcune canzoni di regime quali “Noi tireremo dritto”e dal coro “Patria oppressa” del Macbeth verdiano.
Uno spettacolo potente, intrigante, affascinante, che al termine ha incontrato il consenso convinto del pubblico e che, nonostante questo, la prossima stagione quasi sicuramente non andrà in tournée perché a quanto pare nessuno l’ha richiesto. Ma questo è il teatro italiano, Signori.
Davide Cornacchione 13 aprile 2013