Recensioni - Opera

Verona: Cimarosa fra tradizione e modernità

Spunti contemporanei per la regia di Morgan

Per il primo appuntamento con l’opera della stagione autunnale del Teatro Filarmonico di Verona è andato in scena “Il Matrimonio Segreto”, melodramma giocoso in due atti di Domenica Cimarosa.

Lo spettacolo affidato alla regia di Marco Castoldi, in arte Morgan, è una produzione di sette anni fa proveniente dal Teatro Coccia di Novara e ripresa dallo stesso Morgan per questa messa in scena veronese. La regia gioca con l’opera napoletana di Cimarosa utilizzando una scenografia moderna e stilizzata dove svettano le poltrone Mondini – a cura di Patrizia Bocconi - e costumi colorati ed eccentrici con grandi parrucche e gonnelloni di crinolina immensi ad opera di Giuseppe Magistro. Conclude il tutto il sapiente gioco illuministico di Paolo Mazzon.

La trama è quella classica da opera buffa e il regista cerca di condirla con diverse trovate sceniche, a volte scandalose, a volte piccanti, a volte ironiche. Il tutto fila in scioltezza anche se l’opera risulta lunga e alle volte ripetitiva. Come è stato scritto da molti infatti Cimarosa non è Mozart. Da registrare purtroppo l’abbandono di molti spettatori dopo il primo atto.

I giovani cantanti ben si disbrigano nelle parti sia scenicamente che vocalmente e sono tutti da ricordare: Veronica Granatiero, Salvatore Salvaggio; Matteo Mezzaro, Alessandro Abis, Monica Bacelli, Rosanna lo Greco. Alessandro Bonato dirige l’orchestra dell’Arena di Verona con piglio e tecnica corretta anche se un afflato di verve in più non avrebbe fatto male alla resa finale dell’opera.

Successo cordiale per tutti gli interpreti a fine serata.

(Giuliano Malesci 30/10/19)