Recensioni - Opera

Cin-ci-là operetta all’Italiana

L’operetta di Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato proposta al Filarmonico con la modesta regia di Maurizio Nichetti

All’interno della stagione lirica la Fondazione Arena di Verona ha scelto di proporre in occasione delle festività natalizie l’operetta Cin-ci-là di Carlo Lombardo, musicata nel 1925 dallo stesso Lombardo e da Virgilio Ranzato.
L’operetta in quanto genere di teatro in musica si definisce principalmente in ambito Francese e Mitteleuropeo come uno spettacolo in cui si alternano parti dialogate e parti cantate. Altre caratteristiche precipue ma non esclusive delle operette sono le situazioni inverosimili e spesso una sfarzosa cornice scenica. In realtà ciò che maggiormente caratterizza il genere, soprattutto in Austria, è la vivacità e l’immediata orecchiabilità dei temi musicali. L’operetta di Lombardo comprende in sé quasi tutte queste caratteristiche, infatti Cin-ci-là è ambientata a Macao, ha una trama tanto astrusa quanto inverosimile e alterna gustosi pezzi musicali a parti recitate di sapore brillante.
Cin.-ci-là è un’attrice parigina che si trova a Macao per girare un film,  a cui viene richiesto di fare da “nave scuola” sessuale ad un ingenuo principino che si ostina a non impalmare la principessa a cui è andato sposo impedendo così al regno di interrompere il Ciun-Ki-Sin, un peridio di penitenza in cui si sospende ogni divertimento. Trama sapida e popolare, densa di doppi sensi e dall’argomento che oggi fa sorridere, ma che doveva suonare anche trasgressivo a metà degli anni venti del novecento. I pezzi musicali sono orecchiabili, noti e immediati, quanto basterebbe per un’allegra serata all’insegna del divertimento.
La messa in scena di Maurizio Nichetti però  non ha raggiunto questo scopo: partita  con buone intenzioni, avvalendosi di una bella e funzionale scena colorata e di appropriati costumi  curati da Mariapia Angelini,  si è persa quasi subito in una certa genericità dei movimenti e in una ostentata staticità che poco ha giovato al brio della serata. In questo genere è quanto mai importante che i cantanti siano degli attori credibili e spigliati e che tutte le parti recitate scivolino con l’olio del teatro comico. Nichetti invece ha montato uno spettacolo alquanto disomogeneo fra parti cantate e parti recitate.
Certo anche gli interpreti non brillavano per completezza di mezzi espressivi. Su tutti svettava il Petit-gris di Mauro Buda, vero cantante-attore che recita con credibilità ed è dotato di una bella e sonora voce di baritono: nel corso della serata ha infatti dimostrato di divertirsi nel comico sfoggiando un canto timbrato. Una prova maiuscola per lui.
Cin-ci-là era interpretata da Donata D’annunzio Lombardi che ha cantato con grazia anche se spesso risultava coperta dall’orchestra. Ha sicuramente il fisico del ruolo, ma difetta nelle parti in prosa dove recita con voce poco timbrata e in modo didascalico, non rendendo mai particolarmente credibile o accattivante il suo personaggio. Volonterosi nel canto ma altrettanto impacciati nella recitazione i due principini interpretati da Leonardo Caimi, che ha cantato in modo corretto,  sforzandosi anche di costruire il personaggio del principe bamboccio  (che però perdeva ogni volta in cui affrontava il canto, rifugiandosi invariabilmente una posa da concerto) e da Giuseppina Bridelli che ha interpretato in modo generico e con voce sostanzialmente piccola la promessa sposa. L’orchestra era diretta da Elisabetta Maschio che non sempre è riuscita a calibrare il rapporto fra buca e interpreti andando spesso a coprire i cantanti.
Discrete le parti recitate di Blum, interpretato da Mimmo Mancini, e di Fon-ki, interpretato da Maurizio Zacchigna. Entrambi hanno cercato di supplire con la propria verve ad uno spettacolo sostanzialmente in difetto per quanto riguardava la parte comica e la brillantezza che ci si aspetterebbe dall’operetta.
Il pubblico non numerosissimo ha applaudito con calore tutti gli interpreti a fine serata.
 
Raffaello Malesci (23/12/09)