Recensioni - Opera

Civitanova Marche: Un Nabucco per la pace

Il secondo e ultimo titolo per la rassegna Civitanova all'opera è nel segno di Giuseppe Verdi con il primo vero successo del cigno di Busseto: Nabucco

Opera giovanile, sanguigna, legata ancora stilisticamente a compositori precedenti, dove però si coglie già del genio che sentiremo in capolavori successivi.

Per questo nuovo allestimento si è affidata la regia al giovane Marco Fragnelli, che sembra già avere le idee chiare per costruire qualcosa di diverso in maniera coraggiosa e intelligente. "Divisi per essere dominati, uniti per cambiare" con queste parole si apre il suo Nabucco e subito si intuisce il messaggio chiaro e forte, cioè di unire i popoli, anche con idee diverse. Il coro vestito con abiti moderni è chiaramente la voce del popolo, entra in scena con dei cartelli, tipici delle manifestazioni. Verrà posizionato in galleria, dal lato sinistro le voci femminili con uno striscione con scritto "Non una di meno", nel lato destro le voci maschili con la scritta "I have a dream" (Dal celebre discorso di Martin Luther King). Ritorneranno sul palco rivestiti con bandiere di nazionalità diversa, solamente per cantare uniti il "Va pensiero".

Le scene di Sauro Maurizi sono praticamente spoglie, formate da pannelli neri. In alcuni momenti scendono degli striscioni con una frase di Nelson Mandela, un comandamento e alcuni frammenti dal "Testamento di Tito" di Fabrizio De Andrè. Le luci curate dal regista insieme a Daniele Mari sono nette e taglienti, amplificate con delle macchine per il fumo. I costumi semplici ed essenziali sono Falpala'. Per cercare di dare un senso di modernità, il regista ha aggiunto un paio di dialoghi sull'importanza dell'opera lirica, interpretati dagli attori Karin Rossi e Claudio Pellerito.

Il maestro Alfredo Sorichetti alla guida dell’Orchestra Sinfonica dell’Adriatico ha optato per una concertazione misurata, con tempi a tratti più rallentati, evitando di cadere nel bandistico come spesso accade con il primo Verdi. Buono il suono e il volume orchestrale, curato sempre con gesti precisi e lineari, senza tralasciare il consueto controllo dei solisti e del coro posizionato in maniera non proprio comoda. Puntuale, potente, compatto il Coro Ventidio Basso diretto dal maestro Pasquale Veleno. Applauditissimo nel "Va pensiero", ha dato il meglio nei momenti più imponenti come "Gli arredi festivi" e i Leviti al secondo atto.

Il baritono Elia Fabbian ha voce corposa e ben proiettata per delineare un convincente Nabucco. Felicemente riuscito il finale del secondo atto con “Chi mi toglie il regio scettro". L'impegnativa aria "Dio di Giuda" (con la bandiera della pace in mano) viene risolta con pregevoli filati, la cabaletta "Cadran, cadranno i perfidi" con un netto La bemolle finale.

Iano Tamar mette la sua grande esperienza a di Abigaille. Il soprano trova la sua dimensione ideale nei momenti più lirici come l'aria "Anch'io dischiuso un giorno" eseguita con intensità, nelle parti più virtuosistiche c'è una maggiore difficoltà nella gestione vocale.

Luciano Batinic è un ottimo Zaccaria. Voce torrenziale, ampia e scura, ben appoggiata sulle note gravi. Sia nella cavatina iniziale "D'Egitto là sui lidi" che nella preghiera "Vieni, o Levita" mostra tutta la solenne austerità del suo personaggio. Particolarmente riuscita la Fenena di Mariangela Marini. Il mezzosoprano nell'ultimo anno ha avuto un enorme crescita vocale e si sente nel timbro che si è fatto robusto e brunito. Nei momenti d'assieme la voce emerge, nella toccante preghiera "Oh, dischiuso è il firmamento" passa con facilità dal registro basso a quello acuto. Ismaele trova in Angelo Forte un valido interprete dalla voce squillante e ben salda. Completavano il cast Stefano Gennari (Gran sacerdote di Belo), Emanuela Torresi (Anna) e il giovanissimo Samuele Lattanzio (Adballo).

A fine recita, vivo successo per tutto il cast. Si chiude così un'ottima stagione lirica civitanovese. Un plauso particolare va rivolto al maestro Sorichetti, che con competenza è riuscito a portare, in una cittadina di provincia e in un teatro non abituato a vere e proprie stagioni liriche, un’opera completa in ogni sua parte, così come è stata scritta dal genio di Busseto. In altre località vicine, a parte le realtà storiche importanti (Pergolesi di Jesi, Arena Sferisterio di Macerata, Rossini opera festival di Pesaro), pur se privilegiate dall'aver dato i natali a grandissimi nomi della lirica, come Beniamino Gigli, l'eredità non viene raccolta e purtroppo non valorizzata da troppo tempo nel modo adeguato. Il maestro Sorichetti è la prova che con la giusta determinazione, si riesce a portare la lirica fra la gente senza ricorrere a nient'altro che la verità della musica.

Marco Sonaglia (Teatro Rossini-Civitanova Marche 25 gennaio 2025)