Recensioni - Opera

Civitanova Marche: Vivo successo per il moderno Don Giovanni

Per il sesto anno consecutivo al teatro Rossini torna Civitanova all'opera, la rassegna dedicata alla lirica e alla memoria del grande Sesto Bruscantini.

Il cartellone come di consueto è formato da due titoli. La stagione si apre con "Don Giovanni”, il capolavoro di Wolfgang Amadeus Mozart appartenente alla trilogia italiana insieme a "Le nozze di Figaro" e "Così fan tutte".

Nuova produzione con la regia di Mirco Michelon, che decide di optare per un taglio molto moderno, lontano dalla consueta classicità. Dopo il titolo proiettato sul telo rosso del sipario come l'annuncio di un film, scopriamo che l'ambientazione è in un'ipotetica Brooklyn degli anni ottanta, come si evince dalle scene di Sauro Maurizi, dove in lontananza troviamo il famoso ponte. Le stanze del palazzo sono molto cupe caratterizzate da alcuni oggetti come un dipinto raffigurante Don Giovanni con alcune conquiste, la tavola imbandita nel finale. Vari momenti dell'opera si svolgono davanti a un telo nero. Interessante l'idea di far entrare dalla platea alcuni personaggi, l'uccisione del commendatore con Don Giovanni molto simile al drugo Alex di Arancia meccanica e il finale con il muro squarciato in due parti.

Come sempre efficace il disegno luci di Giordano Corsetti con predominanze di giallo, blu e rosso. Massimo Eleonori in collaborazione con Falpalà ha curato i costumi con un trionfo di lustrini, paillettes, colori sgargianti molto retrò, oltre alla pelle e alle frange in stile bikers, invece il trucco e parrucco era di Roberto Acquaroli.

Alfredo Sorichetti ha diretto con grande professionalità l'Orchestra Sinfonica dell'Adriatico, trovando tempi corretti, buone dinamiche, una gamma di colori veramente interessanti, dove sono emersi momenti di sognante delicatezza ed altri più concitati e potenti, senza tralasciare il giusto equilibrio tra buca e palcoscenico, con una meticolosa attenzione alle voci. Pregevole l'accompagnamento al clavicembalo del maestro Fabio Spinsanti. Corretto il Coro Ventidio Basso diretto dal maestro Pasquale Veleno.

Mirco Palazzi è stato un ottimo Don Giovanni. Il basso possiede un bel timbro omogeneo, morbido, ben proiettato e una dizione nitida che sfrutta al meglio per rendere il suo personaggio veramente credibile. Anche nei recitativi mostra sempre un buon gusto e scenicamente passa con facilità dalla spavalderia donnaiola, a tratti persino viscida, fino ad arrivare alla grande drammaticità nella lugubre discesa agli inferi.

Lo affianca il Leporello istrionico di Gianpiero Ruggeri che sfoggia un fluido fraseggio, voce uniforme, eccellenti doti attoriali. La famosa aria "Madamina il catalogo è questo" nel primo atto è risolta in maniera precisa e brillante.

Paola Antonucci è una perfetta donna Anna. La sua tecnica solida le permette di affrontare le due arie principali senza problemi. La troviamo con la giusta sofferenza in “Or sai chi l’onore” e delicatissima in “Non mi dir bell’idol mio”, dove riesce a modulare la voce con raffinata sensibilità musicale.

Gian Luca Pasolini ha affrontato Don Ottavio con voce stanca, nonostante sia evidente che il tenore ha una lunga esperienza, specialmente nel modo di padroneggiare il palco.

Notevole Clementina Regina nella parte di Donna Elvira, con una voce nitida, luminosa, compatta e naturale negli acuti. Mostra sicurezza sin dall'aria iniziale "Ah chi mi dice mai", nella successiva "Ah, fuggi il traditor" e si trova a suo agio nelle agilità dell'impegnativa "Mi tradi' quell'alma ingrata".

Jessica Ricci è una Zerlina insinuante e seducente. il timbro è squillante, con una linea di canto pulita e musicale nelle arie "Batti, batti, oh bel Masetto" e "Vedrai carino". Davide Bartolucci dona a Masetto tutta la giovanile baldanza con un canto corretto e molto incisivo nell'aria "Ho capito, signor sì". Raffaele Costantini tratteggia un corposo commendatore, grazie ad un timbro profondo e austero.

Grande successo di pubblico per tutto il cast. Bello vedere in sala tanti giovani interessati all'opera, segno di una rinascita culturale verso proposte impegnative.

Marco Sonaglia (Teatro Rossini -Civitanova Marche 9 novembre 2024)