Recensioni - Opera

Comicità "bassa" per la Bisbetica al Teatro Romano

Punta sul dialetto veneto e su una comicità popolare l’allestimento di Paolo Valerio

Prosegue l’estate teatrale veronese 2009 con “La Bisbetica Domata” nella riduzione veneta di Piermario Vescovo con la regia dello stesso Vescovo e di Paolo Valerio.
La scelta effettuata per questo allestimento, sia dal punto di vista dell’adattamento che della regia, è stata quella di una nuova riduzione in dialetto veneto per rendere il linguaggio shakespeariano più vicino ad un gusto “popolare” nel senso meno aulico del termine.
 

In un saggio di qualche anno fa, “Riso alla Greca”,  Umberto Albini, insigne studioso di teatro, sottolineava come la molla della comicità bassa fin dal teatro greco antico sia sempre stata da una parte la descrizione delle funzioni corporali umane, dall’altra il frequente ricorso al turpiloquio in chiave comica. Questa riduzione ha puntato decisamente sul secondo punto permettendo al protagonista , Natalino Balasso, di calcare frequentemente questo pedale che, seppur efficace, ha finito col togliere molte delle possibilità teatrali intrinseche al testo shakespeariano.
E’ vero che il pubblico, a riconferma delle tesi di Albini, ha riso molto, soprattutto sulle battute più sapide di Balasso (tanto per dirne una l’aggettivo bisbetica viene tramutato in “scassa cazzi”) ma l’operazione complessiva risulta limitativa e, se togliamo la preminenza data al mattatore della serata, poco omogenea riguardo allo svolgimento complessivo della commedia. La stessa bisbetica, pur interpretata con impegno da Stefania Felicioli, ne risulta fortemente ridimensionata, tanto che si fatica a capire il nesso della questione: una bisbetica che si racconta bisbetica ma che in questo caso lo è ben poco.
Il resto del cast è completamente femminile e il famoso monologo finale di Caterina viene cantato in coro da tutte le protagoniste che si spogliano dei loro travestimenti maschili  per ritornare donne a tutti gli effetti. La scena composta da fondali e colonne in tessuto viene arricchita dai disegni eseguiti in diretta da Gek Tessaro e proiettati sullo sfondo. I costumi di Chiara Defant sono sostanzialmente indefiniti con rimandi classici alla tradizione interpretativa dei personaggi. La regia si muove nei canoni di un solido mestiere.
Per quanto riguarda gli attori Natalino Balasso è sicuro e spigliato sul palco e sfrutta una riduzione tutta incentrata intorno a lui pur spingendo ripetutamente su una comicità estemporanea che poco ha a che fare con il testo del Bardo. Stefania Felicioli è varia e impegnata ma soffre di una riduzione che penalizza in modo assoluto il suo personaggio. Tutte le colleghe attrici interpretano il lavoro con impegno e raggiungono un buon livello di professionalità. Spicca fra le molte interpreti Silvia Masotti credibile interprete di Tranio e Antonella Zaggia caratterizzato Ortensio.
Uno spettacolo che strizza l’occhio al punto giusto, per accattivarsi il pubblico con la complicità della lingua di casa e di un mattatore televisivo.
Applausi convinti a fine serata.

A. Manuelli (15/07/09)