Recensioni - Opera

Cosa pensi se dico tango?

Luciana Savignano e Alejandro Angelica uniti in un abbraccio avvolgente

Quando si pronuncia il suo nome, nessuno la immagina col tutù, seppur facente parte del gruppo di danzatori scaligeri che ha tenuto alto il nome della Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano a partire dagli anni ’50 con le prime esperienze di studio al Bolshoi di Mosca, dove i ruoli di repertorio venivano insegnati e corretti fin nel minimo dettaglio da chi li aveva danzati una vita intera. Se il nome di Carla Fracci è legato a doppio filo a quello di Giselle vestita col degas romantico e quello di Liliana Cosi viene associato ai ruoli  di Odette o Aurora col piatto bianco o rosa,  Luciana Savignano viene immortalata con la tutina color nudo del Bolero. Il suo fisico ed il suo viso sono ben lontani dai canoni della figura del danzatore classico degli anni della sua formazione e della sua carriera: fisico asciutto, con braccia e gambe lunghissime e un ovale quasi orientale del viso, scolpito dagli zigomi altissimi. Tra i numerosissimi ruoli creati per lei dal grande Bejart, La Luna è forse quello che più mette in risalto le sue peculiarità fisiche.
La “novità” del tango ci ha colti di sorpresa, ma perché no? Nella vita non si finisce mai di imparare e quindi ecco un’allieva alla ricerca di un maestro e di una scuola di tango. La voce di lei che chiede al cameriere “Scusi, è qui che si impara il tango?” ha risuonato in sala come l’eco di una bimba timida, ma con il tono misto tra l’emozione e l’eccitazione di chi sa che sta per fare qualcosa che in qualche modo cambierà il modo di ascoltare l’altro nella sua vita.
 “Cosa pensi, se dico tango?” chiede il maestro. In quel momento ciascuno degli spettatori si sarà dato una risposta diversa, ma nessuna può essere considerata giusta e nessuna  sbagliata; sono solo sfaccettature diverse di un ballo bellissimo che quando ti prende è come una droga. Tra le risposte possibili, è stata scelta quella dello sguardo, ovvero la prima regola che bisogna imparare se si vuol ballare quando si va in milonga. “Miranda y cabezeo” fanno parte del galateo del tango: per fare un invito, uomo e donna si guardano, lei fa un cenno con la testa per accettare o meno la proposta, senza che nessuno dei due ancora si sia mosso.
La lezione inizia indossando le scarpe coi tacchi e camminando. In realtà infatti il tango, nasce come una bellissima camminata fatta tenendosi abbracciati per sentirsi meno soli in una terra straniera; nel momento in cui le anime si pongono in condizione di ascolto reciproco, si fondono insieme ed ecco si diventa un tutt’uno dato che “nel tango, uno più uno, fa ancora uno”.
Alejandro Angelica, ballerino, coreografo ed insegnante di tango, nonché autore del libro Tangopuro, ha guidato l’esile corpo di Luciana Savignano per tutta la serata evidenziando la straordinaria leggerezza della ballerina. Pur avendo due figure molto diverse tra loro, entrambi gli artisti, insieme hanno saputo essere comunicativi e ci hanno coinvolto nella loro sfera emotiva. Con loro si sono esibiti anche Matteo Bittante, Fabrizio Calanna, Cristian Cucco che si sono dimostrati davvero poco virili per le necessità richieste dallo spettacolo; se infatti si fa eccezione per i pochi momenti in cui il cameriere assomiglia ad una macchietta stile “Vizietto”, che fa sorridere lo spettatore, poi sarebbe stato appropriato riprendere la fisicità del corpo cui tutti e tre appartengono.


Sonia Baccinelli 27 aprile 2013


Nell’ambito della XVI edizione del Festival di Danza di Brescia diretto artisticamente da Luisa Cuttini, sabato 27 aprile al Teatro Sociale è andato in scena lo spettacolo “Tango di Luna” con un’interprete d’eccezione: Luciana Savignano.
Sin dal suo primo incedere dal fondo della platea, la figura ieratica di quest’icona della danza classica, che poi del tutto classica non è mai stata, ha catturato l’attenzione del pubblico per la sua presenza carismatica. Alla soglia dei 70 anni, la Savignano possiede ancora quel naturale fascino magnetico che ha fatto di lei l’artista che è.