Recensioni - Opera

Cremona: una bella Aida “all’antica italiana”

Opera come una volta ma di grande qualità

Prosegue la stagione di Operalombardia nei vari teatri di tradizione lombardi. Aida con la regia di Franco Zeffirelli approda dunque al Teatro Ponchielli di Cremona.

Zeffirelli aveva ideato questo spettacolo nel lontano 2001 per il centenario della morte di Giuseppe Verdi. Il regista fiorentino aveva accettato la sfida di proporre un’opera identificata con le grandi produzioni di teatro estivo nel piccolo teatro all’Italiana di Busseto, patria del cigno parmense.

Ancora oggi, a distanza di 17 anni, la produzione viene riproposta a Cremona e si conferma forse uno dei migliori lavori di Zeffirelli. Una messa in scena ideata per i piccoli spazi che utilizza tutte le tecniche del teatro all’antica: fondali dipinti, quinte laterali, qualche praticabile e un decoro classico e filologico. Poco insomma se lo paragoniamo ad altre tronfie produzioni operistiche contemporanee, ma di grande effetto e intelligenza. La scena descrive e include, suggestiona, evoca e non è mai in contrasto con la drammaturgia.

Sergio Tofano, un grande attore degli inizi del secolo scorso, scrisse un libro dal titolo emblematico “Il teatro all’antica italiana”, in cui descriveva il mondo del teatro dei primi del novecento, con la sua semplicità, talvolta ingenuità; il duro lavoro degli attori di giro e il modo alle volte raffazzonato di mettere in scena. Eppure lo stesso Tofano racconta come questo teatro, fatto con poco ma con grande intelligenza, riesca alle volte ad elevarsi alle più alte vette dell’arte teatrale. Lo stesso è accaduto ieri con l’Aida a Cremona, uno spettacolo semplice eppure suggestivo e di grande efficacia, adattissimo nella bomboniera del bellissimo Teatro Ponchielli.

Determinante poi per la riuscita della serata una compagnia di canto ottima in tutti i suoi elementi e un direttore, Francesco Cilluffo, che ha saldamente controllato l’orchestra “I Pomeriggi musicali” e il valido “Coro Operalombardia” diretto da Diego Maccagnola. Cilluffo propone una lettura sfumata e intima, senza rinunciare a tonitruanti incursioni nel fortissimo nelle grandi scene corali. Una buona lettura che tiene sempre conto di un opportuno equilibrio fra buca e orchestra. Fra i cantanti svetta l’ottima Amneris di Cristina Melis, vera mattatrice della serata. Il mezzosoprano è dotato di voce forte e timbrata, omogenea in tutti i registri e con un ottimo controllo del fraseggio. A ciò si aggiunge un interprete coinvolta, appassionata e sempre credibile sulla scena; ovazioni per lei nel finale da parte del pubblico. Il tenore Samuele Simoncini si distingue nella parte di Radames grazie ad un timbro accattivante, acuti squillanti e sonori e un fraseggio controllato ed efficace. Fabrizio Beggi è un Ramfis dal timbro scuro, fraseggio sicuro e ficcante; il cantante si fa notare anche per un’interpretazione coinvolta ed espressionista del cattivo dell’opera. Maria Teresa leva è stata un’ottima Aida anche se più scolastica e meno magnetica dei colleghi. Buono anche l’Amonasro di Leon Kim. Professionali gli altri.

Una splendida serata d’opera insomma, un tuffo nel passato che ci ricorda nascita, bellezza e motivazioni dell’opera “all’antica italiana”.

A fine serata pubblico in visibilio e grandi applausi per tutti gli interpreti.

(R. Malesci 17/11/19)