Recensioni - Opera

Cremona: Un Tango Barocco? Con Andrés Gabetta e Mario Stefano Pietrodarchi è possibile anche questo

Al Festival Stradivari un trascinante crossover tra Vivaldi e Piazzolla

Uno degli ultimi appuntamenti previsti per lo Stradivari Festival 2022 ha avuto come ospite il Quintetto della London Royal Academy composto da Miles Ames (violino), Maximilian Jones-Lachman (violino), Luca Maffessoli-Wadam (viola), Glorias Kim (violoncello) e James Trowbridge (contrabbasso).  Al quintetto si sono piacevolmente uniti all’ultimo momento anche altri due straordinari musicisti.
La giovanissima età degli esecutori, tutti tra i venti e i venticinque anni, ha gradevolmente stupito il pubblico per la precisione e l’affiatamento.

Nella calda cornice in legno d’acero dell'auditorium Arvedi, i sette strumentisti sono stati guidati da due straordinari solisti: Andrés Gabetta e Mario Stefano Pietrodarchi rispettivamente al violino e al bandoneon. L'ensemble di sette elementi si è esibito in un programma attentamente strutturato in modo da alternare brani di Antonio Vivaldi e Astor Piazzolla con un breve incipit di Henry Purcell. I due secoli e mezzo che separano i due grandi musicisti sono stati riuniti sotto il comune denominatore dell’emozione che caratterizza i brani scelti.

Andrés Gabetta, che ha sempre suonato con la formazione al completo, ha aperto la serata con la Curtain Music di Purcell che è praticamente proseguita quasi fosse un tutt’uno con il Grosso Mogul RV 208 di Vivaldi. I colori intesi di queste prime note sarebbero già stati sufficienti ad appagare anche l’orecchio più raffinato. Andrés Gabetta è uno specialista del repertorio barocco, ragion per cui non si avvale dell’arco arrotondato di scuola francese ottocentesca, che conferisce un suono più potente, ma utilizza un arco più lineare che consente di avere un suono più agile e leggero. Inoltre, il Maestro non utilizza la mentoniera (strumento inventato nel ‘900 per appoggiare il mento allo scopo di ottenere più forza nell’esecuzione), ma utilizza una semplice pelle di daino sulla spalla. La sua impostazione, perciò, risulta molto simile a quello del periodo del “prete rosso”. Per l’occasione Gabetta ha suonato un violino Pietro Guarneri di Venezia del 1727.

Il concerto è poi proseguito con il cambio di solista e con un salto temporale non indifferente. Il Quintetto diretto e coadiuvato da Mario Stefano Pietrodarchi al bandoneon ha eseguito Soledad e Adiòs Nonino di Piazzolla: il gioco di sguardi tra i componenti del gruppo è stato formidabile e per un attimo pareva di essere in milonga durante una cortina prima dell’inizio di una nuova tanda, quando inizia il gioco delle mirade e i ballerini si accordano con un cenno del capo per accettare o rifiutare l’invito al ballo. La mimica facciale di Mario Stefano Pietrodarchi è stata come sempre straordinaria: questo stupefacente artista vive la sua musica nel momento stesso nel quale la esegue, la crea e la fa rivivere ogni volta come se fosse la prima. È come se un soffio di vita entrasse nel suo bandoneon e uscisse sotto un’altra forma, ovvero quella della musica.

Mario Stefano Pietrodarchi oltre ad essere uno dei bandoneonisti migliori al mondo, è anche un fisarmonicista, quindi la sua ragione di essere al Festival Stradivari risiede nel fatto che Cremona non è solamente la capitale del violino, ma è anche la città della fisarmonica. A metà Ottocento infatti a San Giovanni in Croce nasce la prima fabbrica di fisarmoniche (Savoia) e la tradizione è poi proseguita con le fabbriche di Stradella e Castel Fidardo. Durante la serata sono stati eseguiti il Concerto per la Sig. Anna Maria e La Tempesta del Mare di Vivaldi; Sur, Le grand Tango, Invierno Porteño e Primavera Porteña di Piazzolla (quest’ultima replicata come uno dei due bis)

Una curiosità non sarà certamente sfuggita all’occhio dello spettatore più attento. Il salto generazionale tra Andrés Gabetta/Mario Stefano Pietrodarchi e gli altri musicisti è stato evidente nell’uso degli spartiti: digitali praticamente per tutti e sette i giovanissimi membri che componevano l’ensemble, cartacei per Andrés Gabetta e Mario Stefano Pietrodarchi. Al termine dell’esecuzione, i nostalgici della partitura cartacea non hanno potuto fare a meno di buttare l’occhio agli appunti scritti a mano sulle pagine musicali abbandonate sulle assi chiare del palcoscenico .