Recensioni - Opera

Desenzano: Lucia Vasini ripropone Dario Fo

I biglietti esauriti già due settimane prima della replica di giovedì 17 gennaio ben attestano la meritata fama conquistata nel c...

I biglietti esauriti già due settimane prima della replica di giovedì 17 gennaio ben attestano la meritata fama conquistata nel corso degli anni sia da Lucia Vasini, straordinario talento comico, sia dal testo di Dario Fo e Franca Rame. 'Tutta casa, letto e Chiesa' venne scritto dalla celebre coppia sul finire degli anni '70 e la sua portata eversiva non mancò di guadagnare ampi successi all'interprete di allora Franca Rame e di suscitare polemiche per l'analisi impietosa e dissacrante che forniva del rapporto di coppia. Oggi che le cose sono cambiate così tanto in apparenza e così poco in sostanza, questo monologo, ridotto di due scene rispetto all'originale ma arricchito da un contributo personale della Vasini, mantiene inalterata tutta la sua carica comica evidenziando la sottile ironia degli autori. L'intelligenza di questo testo, qualità assai rara nella produzione satirica della nostra epoca in cui prevale troppo spesso una comicità futile e grossolana, si traduce in battute mai volgari, nella capacità di saper sorridere dei propri limiti e delle consuetudini sociali, nella ricerca, sempre data come possibile, di un reale dialogo tra le parti in causa, in questo caso l'uomo e la donna.

Il tema dominante dello spettacolo è infatti quell'incomunicabilità e distanza tra i sessi che rende sempre più problematica la piena espressione del sentimento d'amore. Vero motore dell'esistenza, primaria necessità dell'uomo come cantano i poeti, tuttavia , nella prassi di tutti i giorni e nella codificazione fattane dalla società borghese, l'amore viene sacrificato, soprattutto dalla donna, in nome di una vita spesso misera, scandita dal suono della sveglia, dall'esigenza di occuparsi dei figli, dalla soddisfazione delle pressanti richieste del marito, dalla difficoltà di conciliare il ritmo alienante di un lavoro in catena di montaggio con le necessità che la conduzione di una casa comporta.
La protagonista del primo monologo Il risveglio ripercorrendo con la memoria la giornata precedente al fine di scovare le smarrite chiavi di casa, dipinge un quadro della propria esistenza progressivamente invaso dalle nevrosi; la forzata riflessione la rende però finalmente consapevole del suo ruolo di vittima condiscendente e doppiamente sfruttata: in fabbrica dal 'padrone', in casa dal proprio marito. Cercare in quest'ultimo la comprensione sarà il primo passo verso una vita meno aberrante. Nel secondo episodio Una donna sola una casalinga, tenuta prigioniera in casa dal marito possessivo, assediata da un maniaco telefonico e da un guardone, sfoga la propria solitudine confidandosi con la nuova dirimpettaia. Proprio in conseguenza della possibilità di parlare con qualcuno nascerà in lei l'idea di una ribellione, dai toni un po' cruenti, contro l'intera società fallocratica che la circonda.
Lo spettacolo conquista la platea sin dall'ingresso in scena della Vasini e raccoglie istantaneamente il consenso del pubblico, a larga maggioranza femminile, costringendo gli accompagnatori di sesso maschile a cercarsi con lo sguardo, abbozzando sorrisi di circostanza.

La scenografia è essenziale e vira tra il rosso smagliante del pavimento (forse una nuova dotazione del Teatro Paolo VI?) e il vivace arancione delle quinte che limitano lo spazio scenico; sul pannello del fondo compaiono, diversi ad ogni cambio scena, disegni di Dario Fo. Gli oggetti sono ridotti al necessario - addirittura solo una gonna e un maglione per un rapido cambio d'abito nella prima parte - ma la sensazione è che le doti interpretative della protagonista sarebbero di per sé sufficienti a rendere completa la rappresentazione anche se la scena fosse totalmente spoglia.

Lucia Vasini è persona istintivamente simpatica - le bastano pochi gesti naturali e una mimica mai forzata per convincere - è attrice valente, e qui non si limita ad una riproduzione bozzettistica, ma riesce con pochi tratti a dar vita a veri e propri personaggi. Di tanto in tanto, tuttavia, cede alle lusinghe che arrivano dalla sala. Si lascia cioè distrarre, per così dire, dal successo, meritatissimo, che ottiene, e poiché esso si rafforza di minuto in minuto a un certo punto pare quasi sfuggirle di mano tanto che, nella terza e ultima scena, dove dialoga direttamente col pubblico, la sua recitazione perde di incisività e sembra sopraffatta dalle voci che si levano in sala.
Quest'ultima parte, non compresa nella versione originale, viene introdotta dal racconto del rapporto personale dell'attrice col testo dapprima conosciuto in veste di spettatrice, ora come interprete ed è certo la più debole.
La serata iniziata con tanto entusiasmo ed energia è finita così leggermente sottotono, deludendo le aspettative di chi si attendeva un finale scoppiettante.
Ma questa è solo una notazione da critici inflessibili e mai appagati. Il pubblico ha dato invece segno di gradire moltissimo tutto lo spettacolo e lo ha dimostrato applaudendo calorosamente e chiamando l'attrice più volte alla ribalta.
I commenti favorevoli, soprattutto delle signore, sono proseguiti lungo le scale, nel foyer e anche all'uscita, dimostrando tutta l'efficacia di un testo che ha saputo cogliere e trasformare, con dosata ironia, i vincoli imposti dalla nostra società in strumento di riflessione e autocoscienza femminile.
Forse la reale e tanto attesa parità tra i sessi è oggi un poco più vicina.

Elisa Rocca 17/1/2002