Recensioni - Opera

Don Giovanni di Mozart in chiaro scuro alla Basilica di Massenzio

Buono il cast vocale, debole la direzione

Venerdì 25 luglio è andata in scena nella meravigliosa cornice storica della Basilica di Massenzio a Roma, il Don Giovanni di Mozart. Una rappresentazione del capolavoro mozartiano che si potrebbe definire in chiaro scuro.

I principali punti deboli sono probabilmente una scenografia ed una regia che hanno convinto poco e una direzione orchestrale sotto tono. D'altro canto i cantanti hanno dato una grande prova di sé, sia in termini di canto che di recitazione, risollevando le sorti della performance. Ma procediamo per gradi.

All’arrivo in platea abbiamo subito potuto vedere la scenografia, a cura di Zinovy Margolin. La storia si ambienta in un luna park, caratterizzato da una piccola ruota panoramica sullo sfondo, un minivan per la vendita di hot dog sulla sinistra e poco più che qualche altro oggetto di scena: una panchina, un carrello da venditore ambulante di pop corn, qualche altro oggetto sparso sul palco.

Nell’intenzione registica, Vasily Barkhatov intende rappresentare la vita di Don Giovanni come legata a questo luogo singolare e un po’ desolato: da un'infanzia traumatica, alle malefatte della vita da adulto fino alla morte stessa. I genitori del Don sono quasi sempre presenti in scena, muti spettri che osservano implacabili in ogni momento. Il padre impersonifica anche il Commendatore, creando un forte legame con lo svolgimento del dramma ed una sorta di cortocircuito: colui che tanto ha influito negativamente sull’infanzia di Don Giovanni, perirà per mano del figlio stesso e ne diverrà a sua volta giudice fatale. Una presenza che rappresenta quindi una continua condanna morale per le azioni riprovevoli del protagonista e contemporaneamente una giustificazione. Un tema interessante, che però forse non si riesce ad implementare completamente nel suo legame con l’intreccio della trama dell’opera.

La presenza di queste due figure del resto non è l’unica ad attrarre l'attenzione degli spettatori: durante tutti i momenti salienti dell’opera il palco è come invaso da personaggi estranei che frequentano il luna park e si mescolano ai personaggi mozartiani. A volte in carne ed ossa, a volte pupazzi, con riferimenti a famosi cartoni animati e film cinematografici. Una presenza che confonde e finisce per diluire, per così dire, i personaggi della trama stessa. Una scelta registica importante ma forse non completamente riuscita.

I costumi di Olga Shaishmelashvili sono ispirati alla modernità e non hanno particolari caratteristiche di distinzione. Le luci di Alexander Sivaev rafforzano questa atmosfera un po’ desolata del luna park: la ruota panoramica in particolare presenta dei giochi di luce intensi che tendono ad incrementare la drammaticità di alcune scene, come il finale del secondo atto ad esempio.

Per quanto riguarda il parterre dei personaggi, Roberto Frontali ha una bella voce, tecnica ed estensione, anche se la presenza scenica non viene valorizzata del costume che indossa. Molto bello il duetto con Zerlina Là ci darem la mano, stupendo il terzetto Ah taci ingiusto core (Don Giovanni, Donna Elvira e Leporello). Come anche la canzonetta Deh vieni alla finestra. Molto bello anche il finale del secondo atto, dal banchetto alla scena del Commendatore. Qui Frontali ha dato il meglio probabilmente.

Una nota interessante, a proposito di questa scena: in questa occasione è stata utilizzata la prima versione dell’opera, quella del debutto del 29 ottobre 1787 al Teatro degli Stati Generali di Praga, dove la scena del Commendatore coincide effettivamente con il finale vero e proprio. Nella versione viennese Mozart aggiunse una scena finale di tono più sereno che si conclude con la fuga Questo è il fin. È stata anche utilizzata la scena del rasoio, tra Zerlina e Leporello, solitamente non molto rappresentata in epoca moderna. Molto interessante.

Leporello, Vito Priante, ha una bella voce, ma anche lui penalizzato in scena da un costume forse troppo comune. Molto bella la prova nella famosa aria del Catalogo, l'aria Ah pietà signori miei, del secondo atto, o l’aria O statua gentilissima, sempre nel secondo atto ed in generale nelle scene d’insieme, come il finale del primo e del secondo atto.

Donna Elvira, Carmela Remingo, ha fatto una bella prova, soprattutto nelle arie più drammatiche come Ah chi mi dice mai, o Mi tradì quell’alma ingrata e nelle numerose scene d’insieme, come il quartetto Non ti fidar o misera o il terzetto Ah taci ingiusto core, o il sestetto Sola sola in buio loco.

Donna Anna, Maria Grazia Schiavo, molto brava, con una bella voce ed un bel timbro. Bella la sua aria Fuggi, crudele fuggi, o l’aria Or sai chi l'onore.

Il Commendatore, Gianluca Buratto, è stato il cantante dalla voce più potente. In assoluto. Don Ottavio ha cantato una splendida Dalla sua pace, forse una delle più belle arie mozartiane in assoluto.

Anche Zerlina e Masetto hanno dato una grande prova nelle loro scene. In particolare Zerlina, Eleonora Bellocci, con la sua voce squillante e una tecnica molto solida.

Nelle tre opere principali, Le nozze di Figaro, il Don Giovanni e il Flauto magico, molta importanza viene data da Mozart alle scene d’insieme: duetti, terzetti, quartetti, sestetti, i finali degli atti. Questo gruppo vocale ha dato prova di una grande coordinazione e di un ottimo timbro d'insieme proprio in queste scene, che nel Don Giovanni sono numerose, per non parlare dei due finali del primo e del secondo atto. Quindi una prova ampiamente superata. Un’ottima timbrica in generale che ha convinto.

Venendo alla direzione orchestrale del Maestro Alessandro Cadario è sembrata un po’ sotto tono: sin dall’ouverture iniziale. Un'orchestra quasi in sordina. In alcune scene è sembrato come se l’orchestra fosse un po’ appannata e poco incisiva.

Il tempo è stato inclemente: ci sono state tre interruzioni, che hanno fatto temere il peggio, ma alla fine l’opera è stata portata a compimento.

Gli applausi finali hanno mostrato l’apprezzamento del pubblico, anche se, complice il tempo, non sono sembrati pienamente convinti.

Aspettiamo con ansia la prossima opera di Mozart e pare che la prossima stagione dell'Opera di Roma riservi qualche preziosa sorpresa nuziale!