Recensioni - Opera

Don Giovanni tra tradizione e modernità.

L’opera di Mozart nel nuovo allestimento di Enrico Stinchelli ha aperto la stagione invernale della Fondazione Arena

È un Don Giovanni classico ma con lo sguardo rivolto al futuro quello firmato da Enrico Stinchelli che ha inaugurato e la stagione lirica 2019 della fondazione Arena di Verona al Teatro Filarmonico. La vicenda narrata nel capolavoro mozartiano, in questo nuovo allestimento prodotto dalla Fondazione stessa, viene dipanata in modo sostanzialmente tradizionale, sia nella caratterizzazione dei personaggi che nella costruzione delle varie situazioni.

 

Non sono sufficienti il viavai metateatrale che caratterizza l’ouverture o il finale in cui Don Giovanni appare come una sorta di burattinaio che muove i fili di tutti gli altri personaggi a connotare un taglio registico veramente innovativo. Il vero elemento di novità risiede invece nell’efficace utilizzo della tecnica del videomapping nella realizzazione delle scenografie, firmate dallo stesso Stinchelli e dal visual designer Ezio Antonelli. Una serie di velatini disposti a varie profondità del palcoscenico ha permesso di ricreare, grazie a videoproiezioni, ambienti estremamente suggestivi, spesso ispirati alle architetture monumentali di Boullée e Ledoux. Alcune soluzioni si sono rivelate di grande impatto visivo, quale ad esempio la bellissima quadreria che fa da cornice all’aria di Elvira “Ah chi mi dice mai”. Il tutto viene gestito in un sottile equilibrio tra reale e onirico che, seppure con qualche eccesso nella seconda parte, ha funzionato in maniera egregia.

Più di una perplessità ha suscitato invece la direzione musicale di Renato Balsadonna, che, seppur sostanzialmente corretta, è parsa anonima e priva di mordente. Più convincente il cast, nel quale il ruolo del titolo era interpretato dal basso Andrea Mastroni, che ha delineato un Don Giovanni spavaldo e spregiudicato, grazie ad un buon timbro ed un adeguato uso del fraseggio. Al suo fianco risaltava l’ottimo Leporello di Biagio Pizzuti, attento a costruire un personaggio a tutto tondo senza mai scivolare nell’eccesso. Antonio Poli ha delineato un Don Ottavio raffinato e musicalissimo che ha sfoggiato un sapiente uso delle mezze voci in una pregevole esecuzione dell’aria “Dalla sua pace”. Sul versante femminile spiccava la Donna Anna di Laura Giordano, protagonista di una prova estremamente convincente, mentre la donna Elvira di Veronika Dzhioeva è parsa un po’ sopra le righe sia dal punto di vista musicale che recitativo. Efficaci le interpretazioni di Davide Giangregorio (Masetto), Barbara Massaro (Zerlina) e George Andguladze (Commendatore). Al termine applausi convinti da parte di un Teatro Filarmonico quasi esaurito.

 

Davide Cornacchione 27/01/2019