Recensioni - Opera

Doppio cast nell'Otello diretto da Daniel Oren

Convincente edizione del capolavoro verdiano in fine stagione a Roma

Interessante edizione della penultima opera del Maestro Verdi quella andata in scena al Teatro dell'Opera di Roma. Convincente la parte musicale, mentre lascia qualche perplessità la messa in scena, ovvero regia scene costumi e luci.

Partiamo dalla messa in scena che in teoria dovrebbe accompagnare il pubblico alla scoperta dell'opera, cosa che avviene di rado in questi tempi. Il regista Allex Aguilera ha scelto di lasciar liberi i cantanti di esprimere con i gesti, il movimento e le espressioni del viso le emozioni che il personaggio e loro stessi stavano provando. Questo ha portato ad assistere a due modi differenti di interpretare lo stesso personaggio. Infatti i protagonisti delle due compagnie di canto hanno fatto cose diverse gli uni dagli altri.

Risultato è stato una regia molto fluida e per lo più coerente con le indicazioni che Verdi aveva segnato sullo spartito. Di cattivo gusto però che Jago sputi su Otello svenuto alla fine del terzo atto.

La scena fissa di Bruno De Lavenere non aiuta lo spettatore a distinguere bene il susseguirsi degli avvenimenti. Infatti la sala colonnata rappresentava sia un cortile interno del palazzo, che lo studio di Otello, i giardini e la piazza esterna, dove il popolo pregava per la salvezza della nave del Duce e poi per la gioia di averlo riavuto sano e salvo. Il tutto sovrastato da una passerella sopraelevata da cui entravano e uscivano a seconda delle scene i protagonisti attraverso una scala a chiocciola.

Il palcoscenico era spoglio, gli unici oggetti sempre presenti nei primi tre atti erano bottiglie e bicchieri. Compare un braciere nel primo atto dove viene acceso un fuoco quando il coro intona "Fuoco di gioia", nel quarto atto una piscina, piccola ma profonda, che dalla platea non si vede e nella quale Otello affoga Desdemona. L'unica cosa che caratterizza la stanza da letto non è la presenza di un giaciglio ma dei tendaggi neri che cadono quando Otello si uccide. Gli interni si distinguono dagli spazi esterni solo perché dall'alto vengo calate delle lampade. Se è vero che le scene fisse non disturbano l’azione in questo caso erano forse sempre troppo cupe anche quando c'erano i festeggiamenti.

I costumi di Francoise Raybaud Pace sono di ottima foggia e tessuto, ma privi di segni distintivi che indicassero la diversità di grado dei protagonisti maschili. Desdemona indossa abiti d'epoca, passando dal bianco al rosso e ritornando al bianco. D'effetto le luci di Laurent Castaingt, che nelle scene iniziali avremmo preferito più colorate a meglio rappresentare la gioia e l'amore. Piacevoli e coerenti le proiezioni di Etienne Guiol e Arnaud Pottier, che sottolineano l’ambiente marino all'inizio dell'opera, il sogno di Jago e i vari cambi di scena.

Musicalmente il Maestro Daniel Oren sa estrarre dalle note il loro colore. Vero concertatore, supporta i cantanti valorizzandone le qualità vocali e mai coprendoli con il suono orchestrale. Non interrompe il flusso della musica in nessun momento anche se qualche volta il pubblico parte con un applauso spontaneo, tranne che nella recita dell'8 giugno dove lui stesso ha applaudito il soprano Vittoria Yeo alla fine dell'Ave Maria. Il fatto di non fermare l'orchestra è una scelta musicalmente validissima in quanto in questa opera Verdi crea una drammaturgia che scorre e che non ha momenti in cui ci sono pause musicali ma è un continuo fluido divenire. Sempre attenta alle indicazioni del Maestro l'Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma. Bravissimo il Coro diretto dal Maestro Ciro Visco. Coinvolgente e molto partecipe il Coro delle Voci Bianche sempre del Teatro dell'Opera di Roma.

Ho assistito alle recite del 7 e 8 giugno. Veniamo alle compagnie di canto, tutte e due di alto livello.

Iniziamo da Otello interpretato rispettivamente da Gregory Kunde e Marco Berti.

Sono tenori con un vissuto differente sia per età che per tipo di canto e attualmente credo siano i migliori Otello che possiamo ascoltare, capaci entrambi di valorizzare la parola scenica. Di Gregory Kunde si può sicuramente dire "Ecco il leone" considerando i suoi anni e che canta questo ruolo da poco tempo. È stato coinvolgente in tutte le sue scene, con un canto appassionato nel duetto d'amore e disperato quando si crede tradito.

Di Marco Berti dobbiamo dire "Otello è!”: ha saputo valorizzare la parte lirica oltre che quella drammatica ed è cresciuto scena dopo scena, delineando col suo canto la battaglia interna provata dal personaggio, anche lui con un canto appassionato, disperato e terrificante man mano che la rabbia prendeva il sopravvento. Anche per lui una recita di grande valore.

Jago era interpretato da Igor Golovatenko e da Vladimir Stoyanov. Igor Golovatenko è un giovane baritono dalla voce forte e possente, che ha forse affrontato il personaggio di Jago troppo presto in quanto gli sono mancate le sottolineature vocali nelle varie parti dell'opera. È stato coinvolgente solo nel "Sogno" e nella risata satanica del finale del "Credo".

Lo Jago di Vladimir Stoyanov è stato un sogno nel sogno, ovvero ci ha donato un personaggio malvagio con una grazia di canto da non poterlo considerare altro che onesto. L'unico momento in cui ha sottolineato con il tono di voce la sua malvagità è stato nel "Credo", ma lì parlava di sé stesso a sé stesso. Verdi voleva uno Jago cesellato sulla parola scenica, non pieno di rabbia, ma col canto ed il viso da amicone che nascondeva le vere intenzioni del personaggio. Così l'ha cantato Stoyanov, porgendo ogni parola come un dolce.... con il veleno ben celato.

Desdemona era interpretata da Roberta Mantegna e Vittoria Yeo. Entrambe molto brave e coinvolgenti, Roberta Mantegna sottolineando maggiormente la parte drammatica, mentre Vittoria Yeo è stata brava drammaticamente e stupendamente commovente nella parte lirica del quarto atto con un picco di emozione nell'Ave Maria".

Degni di menzione gli altri protagonisti incominciando da Irene Savignano nel ruolo di Emilia, Francesco Pittari come Roderigo, Alessio Cacciamani come Lodovico, Alessio Verna come Montano e Piotr Buszewski come Cassio.

Il pubblico ha gradito le performance di entrambi i cast sottolineandone la bravura con interminabili applausi per tutti alla fine dell'opera.