Recensioni - Opera

Eifman Ballet al Ponchielli con Anna Karenina: una scelta d’eccellenza

Il balletto ispirato al romanzo di Tol’stoij ha incantato il numeroso pubblico

La storia è presto detta: la protagonista, Anna, ha un marito (Karenin) che la ama sinceramente, ma lei si innamora di un ufficiale (Vronskij) il quale però si stancherà presto di lei portando la protagonista verso la catastrofe. Il romanzo di Tolstoj è un capolavoro di introspezione psicologica che Eifman ha saputo sapientemente trasformare in balletto, facendo risaltare ogni più piccola sfumatura.
Lo spettacolo si apre sulla celebre Serenata per archi di Čajkovskij; scelta a dir poco singolare, dato che è la stessa musica sulla quale Balanchine ha composto il primo “balletto astratto” della storia della danza. Anna si sta preparando per andare ad una festa. In un attimo si materializzano sul palco dodici coppie di danzatori che sbalordiscono il pubblico con i numerosi lift delle ballerine: è il trionfo dell’evoluzione della tecnica classica, il momento in cui si capisce che il classico è tale perché c’è ancora un domani e un nuovo modo di fare danza.
Gli elementi della compagnia sono tutti i giovani e tecnicamente fortissimi; forse le donne più degli uomini hanno assimilato lo stile di Eifman, ma poco importa quando il livello è così alto.
Nina Zmievec, la protagonista, ha sbalordito la sala per l’intensità drammatica dei gesti. Ballerina dalla tecnica eccelsa, ha saputo incantare con la leggerezza dei grandi salti e la perfezione di tutte le prese al limite delle possibilità del corpo umano. Le sue gambe iperestese hanno accentuato tutti i movimenti di apertura come i grand battements, i grand jetes o i rond de jambe impedendo che lo spettatore potesse distrarsi anche solo per qualche secondo. La scena di gelosia con il marito, interpretato da Oleg Markov è stata davvero toccante: una donna picchiata e insultata da un marito-padrone, forse anche ubriaco, che in realtà vuole una sola cosa: ricondurla a sé. Una tragedia di ieri come di oggi che si consuma entro le mura domestiche, una vicenda familiare che necessariamente porta all’infelicità di qualcuno. Le scelte possibili sembrano poter essere solo due: lasciare il marito essendo la causa della sua disperazione o continuare a vivere con lui con la tristezza nel cuore. In realtà prevarrà poi una terza ipotesi, la più drammatica per tutti, ovvero il suicidio di Anna.
Bravissimo anche Oleg Gabyšev nei panni di Vronskij. Le scene d’amore con Nina Zmievec sono state davvero toccanti: prese e lift fuori asse senza mai far commettere una sbavatura alla ballerina, giri perfetti sia a terra che in aria con il busto di lei in torsione hanno denotato una superba padronanza della tecnica del passo a due. E’ di nuovo il trionfo della ballerina, unica protagonista, come ai tempi del grande balletto imperiale russo. Si può senz’altro affermare che se Eifman potesse godere di un soprintendente teatrale come fu Vzevolosky per Petipa e dei soldi di un committente come fu lo zar Alessandro III, la sua creatività non avrebbe i limiti dettati dalle ristrettezze economiche contro le quali anche i grandi si trovano purtroppo a lottare.
La costruzione della coreografia di Eifman è la perfetta sintesi tra innovazione e tradizione: le scene dei balli dei nobili richiamano certo la trilogia collaborativa di Petipa-Čajkovskij, le danze di gruppo maschili sono un’evoluzione del carattere e del folklore russo, le maschere del secondo atto rimandano ai divertissement, mentre le scene in tute color carne sono un riferimento più o meno esplicito ad un altro grande coreografo come Bejart. Le geometrie disegnate dal corpo di ballo con file e colonne che si incrociano ricordano le marce e parate militari della Russia sovietica, ma anche gli incastri dei quadrati di Mondrian.
Funzionali le scene nei rapidissimi cambi e ricchi i costumi di tutto il corpo di ballo. Davvero suggestivi i coni di luce creati da Gleb Fil’štinskij, in particolare quello con la neve che scende a chiusura del primo atto. Uno spettacolo ed una compagnia da rivedere assolutamente al più presto sui palcoscenici italiani.


Sonia Baccinelli 5 marzo 2011


Chi ha avuto il privilegio di assistere all’Anna Karenina di Boris Eifman si è subito accorto di trovarsi davanti ad uno spettacolo di rara bellezza. Il pubblico ha assistito senza fiato a tutto il primo atto, trovando il coraggio di interrompere l’incanto della serata con l’applauso solo alla prima chiusura del sipario.