Doppia inaugurazione al Teatro Verdi di Trieste, con le due opere che hanno per protagonista Figaro: Il Barbiere di Siviglia di Rossini e Le Nozze di Figaro di Mozart
Ho assistito a “Le Nozze di Figaro”, produzione elegantissima del capolavoro mozartiano.
Il regista Pier Luigi Pizzi, anni 95, raddoppia, nel senso che cura la regia, le scene e i costumi di entrambe le produzioni. Infatti Pizzi, coadiuvato dall’aiuto regista Massimo Pizzi Gasparon Contarini, ha curato le scene, i costumi e regia confezionando una vera chicca.
Le scene erano essenziali e raffinate, muri e finestre bianche con colpi di giallo e azzurro che esaltava gli oggetti, anch’essi di colore bianco e giallo. Ogni gesto era curato, i costumi si armonizzavano con la scena. Da sottolineare che i colletti e i pizzi dei costumi femminili erano tutti confezionati a mano, uno per uno. In scena nulla di troppo, solo il necessario ma di gran classe. E, cosa importante, i cantanti si muovevano con naturalezza, come se la regia non esistesse e questo significa che il regista è stato magnifico.
Questa opera viene anche definita “La folle giornata”: infatti le tre coppie protagoniste cambiano radicalmente durante un solo giorno. Anzi, direi quattro coppie, perché anche Don Bartolo e Marcellina cambiano i loro rapporti, ritrovando il figlio rapito lei, e scoprendo di avere un figlio, lui. Mozart coinvolge e sconvolge con questa opera più di altre. Tutto cambia in una sola giornata, come nella vita Opera modernissima che fa riflettere sul modo di vivere di molte persone che pongono il proprio interesse davanti a tutto, calpestando gli altri pur di raggiungere il loro scopo.
Ma viene sottolineato anche un altro importante aspetto della vita: la libertà di scelta, il poter scegliere come gestire la propria vita, al di là del ceto sociale e della gerarchia precostituita.
L’aiuto regista ha curato anche le luci, che hanno seguito lo scorrere della giornata, dal mattino alla sera inoltrata. Da sottolineare anche l’importante contributo di Serena Rocco come assistente alle scene e di Lorena Marin come assistente ai costumi.
Il Maestro Concertatore e Direttore era Enrico Calesso, che ha diretto benissimo la sempre ottima orchestra del Teatro Verdi, cercando di trovare le differenziazioni insite nello spartito così da esaltare le emozioni, i caratteri dei protagonisti. Forse nel primo atto il suono era troppo alto per la struttura della musica di Mozart e durante il cambio di scena l’orchestra ha accordato nuovamente gli strumenti e ha suonato in modo da calibrare il suono con il canto. Stupendo il suono degli archi, dei corni, dei fiati. Da sottolineare anche la bravura di Adele D’Aronzo al clavicembalo. Sempre preciso e armonico il suono del Coro del Teatro di Trieste, poco impegnato in questa produzione, diretto dal Maestro Paolo Longo.
Bravissimi gli interpreti, tutti, nessuno escluso, sia vocalmente che scenicamente.
Iniziamo da Simone Alberghini che interpretava Figaro: artista poliedrico, ha deliziato con il suo canto esemplare e per la bravura scenica, sottolineando tutte le sue emozioni e le sfaccettature del carattere del personaggio.
Carolina Lippo interpretava la spumeggiante Susanna con una verve attoriale e una prestazione vocale di grande qualità e sicurezza, che ha reso viva e vivace la giovane futura moglie di Figaro.
Ekaterina Bakanova debuttava il ruolo della Contessa di Almaviva: il suo canto morbido e delicato ha sottolineato il dolore e delusione della moglie tradita, evidenziando l’emotività del personaggio.
Giorgio Cauduro interpretava il Conte D’Almaviva, personaggio complesso, che sfoggia grande padronanza di sé mentre in realtà è preda di insicurezze. Con il suo canto preciso e il colore scuro della voce è riuscito a sottolineare tutte queste sfaccettature.
Paola Gardina era il giovane Cherubino ed è stata la più applaudita, sia per la sua interpretazione di grandissima qualità, sia per le sue famosissime arie. Stupenda sia scenicamente che vocalmente, spumeggiante e spontanea, ha suscitato applausi a scena aperta.
Marcellina era interpretata da Anna Maria Chiuri, cantante d’esperienza, punto di riferimento nel panorama lirico per il suo registro. Stupenda interpretazione del personaggio, sia per il canto sicuro, sia per le qualità attoriali in buon equilibrio fra i momenti drammatici che le situazioni comiche.
Andrea Galli debuttava il ruolo di Don Basilio: questo giovane tenore ha indubbie qualità vocali e sceniche ed è riuscito a trasmettere la malvagità del personaggio senza mai scadere nel ridicolo o nella caricatura. Un debutto da incorniciare. Bravi Andrea Concetti in Don Bartolo, Veronica Prando come Barbarina e William Corrò come Antonio.
Teatro gremito, tantissimi sorrisi, la prima parte durava un’ora e quaranta minuti ma nessuno si è annoiato, anzi, sembrava deluso che fosse già finito.
Al termine dello spettacolo applausi scroscianti per tutti, in particolare per Paola Gardina.
Consiglio una gita a Trieste per non perdere questa magnifica produzione.