Recensioni - Opera

Emma Dante reinventa Macbeth

Ovvero come mettere in scena l’opera in Italia oggi

“RossoDesiderio” è il filo conduttore del Macerata Opera Festival 2019 che, accanto a Carmen e Rigoletto, propone il Macbeth curato da Emma Dante. Lo spettacolo era stato presentato qualche anno fa a Palermo e poi al Festival di Edimburgo e viene riadattato per l’occasione nel particolare spazio dell’Arena Sferisterio con la collaborazione registica di Giuseppe Cutino.

Grande teatro quello di Emma Dante, originale e al tempo stesso rispettoso della musica e della drammaturgia. L’immenso spazio dell’Arena Sferisterio viene reinventato grazie all’apporto determinante del gruppo di mimi/attori della compagnia della Dante. In realtà il vero spettacolo sono loro: incarnano un teatro corporeo e simbolico in cui il sabba delle streghe è un’orgia in piena regola che partorirà pletore di infanti che usciranno dal calderone fumante nella grande scena degli enigmi. Lo stesso dicasi per il finale del secondo atto in cui la grande scena corale successiva alla morte del Re Duncano viene resa come un affresco in cui il cadavere del sovrano viene lavato al pari di cristo deposto dalla croce. Oppure ancora le trovate ironiche che risolvono in modo originale le marcette infilate qua e là da Verdi e che solitamente sono il punto debole di ogni allestimento. Geniale infine la grande scena del sonnambulismo di Lady Macbeth, inseguita e circondata da letti d’ospedale semoventi che creano un corto circuito straniante e immaginifico fra musica, testo – “a letto, a letto… (…) andiam Macbetto! – e azione scenica. Cantanti e coro vengono opportunamente amalgamati in questa cornice corporea, attenuandone la staticità e risolvendo brillantemente anche la poca propensione alla recitazione credibile di molti interpreti.

Ottima la resa musicale curata dal direttore Francesco Ivan Ciampa che propone una lettura sfumata e drammatica della partitura, evitando facili effetti con una concertazione intimista e coinvolgente. Saioa Hernadez è un’ottima Lady, pienamente convincete nel canto e nella resa scenica e mimica. Sfumato e recondito il Macbeth di Roberto Frontali che delinea un personaggio mai forzato e dalla giusta souplesse vocale. Buoni anche gli interventi di Alex Esposito come Banco e Giovanni Sala come Macduff. Professionali gli altri.

Nel finale Macbeth morente viene circondato da una selva di spade e il coro riempie la platea dello Sferisterio, accomunando gli spettatori all’ignaro popolo che ha seguito e sofferto il dramma politico e personale del dittatore. Gli spettatori si riconoscono improvvisamente nel coro che poco prima aveva cantato “patria oppressa”, velato, immobile e frontale, una macchia scura monito perenne contro ogni totalitarismo.

Molti applausi per tutti nel finale.

(R. Malesci 20/07/19)