Recensioni - Opera

Fermo: Un ballo in maschera fantasioso e intrigante

Come da tradizione anche la rete lirica marchigiana inizia la stagione d'opera

Due titoli in collaborazione tra il teatro dell'Aquila di Fermo, il teatro Ventidio basso di Ascoli Piceno e il teatro della fortuna di Fano. Il titolo di apertura è "Un ballo in maschera" di Giuseppe Verdi.

L'allestimento è quello del recente Festival Verdi, in coproduzione con la Fondazione Teatro Regio di Parma e il teatro comunale di Bologna, con la regia di Daniele Meneghini che abbiamo già approfondito qui (https://www.operateatro.it/it/recensioni-Opere/Busseto-Un-ballo-in-maschera-travolgente).

A Menghini bisogna riconoscere il merito di aver creato uno spettacolo nuovo, che non disturba, anzi in un teatro più grande come quello di Fermo si colgono nuovi particolari, si vede che è curato con grande intelligenza e originalità, merito anche dell'affiatato lavoro di squadra svolto insieme a Davide Signorini che ha plasmato le ottime scene, illuminate dalle suggestive luci di Gianni Bertoli, senza tralasciare i fantasiosi vestiti di Nika Campisi.

La Form-Orchestra Filarmonica Marchigiana diretta dal maestro Fabio Biondi non ha brillato particolarmente. I tempi non sempre corretti, mancavano di respiro e non hanno valorizzato al massimo una partitura così affascinante. Anche il volume orchestrale rischiava di coprire le voci e in alcuni momenti si è avvertito un certo scollamento tra buca e palcoscenico.

Il Coro del Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, diretto da Pasquale Veleno, dopo un inizio non proprio brillante si è ripreso nel corso dell'opera.

Davide Tuscano si riconferma un convincente Riccardo, grazie ad un timbro limpido e ben proiettato che risulta idoneo al suo personaggio. Bene l'iniziale "La rivedrà nell'estasi" e la romanza "Ma se m'è forza perderti" eseguita con i giusti colori. Riusciti anche i vari duetti e il finale interpretato con credibilità scenica.

Valida anche l'Amelia di Ilaria Alida Quilico, con una voce solida, omogenea e tagliente. La troviamo sicura sia nell'orrido campo del secondo atto con l'aria "Ma dall'arido stelo divulsa" e poi con la disperata supplica di "Morrò, ma prima in grazia", risolta con buoni legati e con il giusto pathos.

Hae Kang delinea un ottimo Renato. Grazie ad un sostenuto volume vocale, con un canto morbido, ricco di accenti e una dizione chiara. Si mostra eroico con il cantabile "Alla vita che t'arride", invece "Eri tu che macchiavi quell'anima" è intrisa del giusto piglio drammatico che richiede questa bellissima aria.

Danbi Lee dona ad Ulrica il suo timbro profondo, cavernoso. "Re dell'abisso, affrettati" è sonora, cantata con sicurezza e oscuramente infernale.

Spassoso e pungente al punto giusto l'Oscar di Licia Piermatteo. La voce squillante dona al paggio grande smalto sia nella ballata "Volta la terrea fronte alle stelle", che nella celebre "Saper vorreste", arricchita da interessanti variazioni in acuto.

Giuseppe Tossico e Agostino Subacchi risultato perfetti per interpretare Silvano e Samuel. Bravi anche Lorenzo Barbieri (Tom) e Mauro Sagripanti (Un giudice/ Un servo di Amelia).

Teatro sold out e vivo successo per tutto il cast.

Marco Sonaglia (Teatro dell'Aquila-Fermo 16 novembre 2024)