Recensioni - Opera

Genova: Rigoletto con voci giovani

Buon successo per la celebre opera verdiana

Bentornato Rigoletto con un cast tutto italiano, una volta tanto! Sì perché ci sono certamente tanti artisti stranieri bravissimi, ma ci sono anche italiani altrettanto validi e qualificati. Poi ci si lamenta se si ascoltano produzioni non bellissime. E’ come nel calcio, tutte le grandi squadre preferiscono gli stranieri senza far crescere talenti italiani, e poi ci si meraviglia se la nazionale non ottiene i risultati sperati a livello internazionale…

Ma torniamo alla musica… Mantova e Genova sono state unite da un pomeriggio di bel canto, il Mincio ha trovato la sua foce nel mar ligure…anche se non sbocca da queste parti. La mia scelta di ascoltare nuove voci sperando di scoprire tesori nascosti è stata appagata in pieno. Posso dichiararmi fortunata e soddisfatta e anche il Maestro Verdi, dagli spalti lontani, lo sarà stato. Anche se c’era “una tempesta in cielo” , sul palcoscenico le voci brillavano ed illuminavano la sala con il bel canto, la coloratura, i legati, l’interpretazione, il fraseggio. Un pomeriggio da ricordare per le mie orecchie, ormai poco avvezze all’ascolto di artisti che…non urlano.

Parliamo dei due giovani talenti, che mi fanno ben sperare per le sorti del melodramma, Lucrezia Drei, Gilda e Matteo Falcier, il Duca di Mantova. Lucrezia Drei rappresenta sicuramente una voce giovane ed importante, ha dimostrato di essere padrona della parte e del palcoscenico con indubbia personalità. Ha avuto, tra l’altro, il pregio di farmi apprezzare e commuovermi per come ha saputo cantare “ Caro nome, “ aria che non mi piace molto… Gilda nella sua freschezza e semplicità ha scelto il bene dell’uomo da lei amato e ha dimostrato che l’amore anche se non corrisposto, vive di vita propria, che l’amore è sacrificio, fin della propria vita. La Drei è risultata spontanea nell’incontro col padre, indimenticabile la gioia del primo amore che ci ha trasmesso col canto melodioso e sincero come sincero era il suo cuore nel primo incontro col giovine entrato nella sua casa. Pungente mentre ci fa conoscere il suo dolore nello scoprire i tradimenti dell’uomo che lei amava, ma donna decisa nella scelta del bene. Nel finale il suo “Lassù in cielo” ha strappato lacrime a più di qualche persona presente. L’ovazione finale e gli applausi interminabili parlano da soli

Andiamo all’altra voce giovane, Matteo Falcier, tenore completo, padronanza tecnica della voce, dizione perfetta, anche lui perfetto sul palcoscenico. Il potere vince sempre, trova comunque appigli per evitare di subire punizioni o vendette per comportamenti non sempre corretti. Chi ha potere, il più delle volte, pensa solo a se stesso, ignorando i sentimenti altrui. E il Duca non si sottrae ai suoi…doveri di padrone del mondo che lo circonda. Bravissimo Matteo Falcier nel passarci la leggerezza dell’agire del Duca, la rabbia nello scoprire il rapimento della sua…preda, la sua meraviglia nel provare un sentimento nuovo, quasi amore vero, per Gilda. Una interpretazione da incorniciare.

Rigoletto era il Ivan Inverardi, baritono in carriera da un pò di anni, che non avevo avuto il piacere di incontrare sulla mia strada, fino ad ora.  Peccato non averlo scoperto prima: Rigoletto è l’immagine del padre padrone che non ascolta la figlia. Non accoglie il suo pensiero, i suoi desideri, ma conosce solo se stesso e questo lo porterà alla sconfitta totale. Rigoletto incolpa gli altri del suo modo di agire, ma non dimentichiamoci che abbiamo sempre la possibilità di scegliere tra il bene e il male, tra la vendetta e il perdono e lui sceglie la vendetta. Anche lui come il Duca non rispetta i sentimenti degli altri e non si preoccupa di ferirli profondamente. E non si è posto il problema di rispettare o ferire i sentimenti di un padre come lui, Monterone. Anche se dice di diventare un altro uomo quando arriva a casa ed incontra la figlia, non si trasforma completamente, ma rimane sempre insensibile ai sentimenti degli altri, anche a quelli della figlia. L’ opera Rigoletto insegna che la vendetta non paga ed Ivan Inverardi è stato capace di farci percepire queste sfaccettature del personaggio , fin alla commozione finale che ha lasciato il pubblico impietrito dal dolore.

Altri due cantanti da tener sotto osservazione sono Mariano Buccino e Valeria Girardello, rispettivamente Sparafucile e la sorella Maddalena. Hanno interpretato il loro ruolo alla perfezione, sia scenicamente che vocalmente.

Bravi tutti gli altri cantanti che sono stati all’altezza del loro ruolo e sono tutti degni di menzione : La Giovanna di Anna Venturi, il Monterone di Gianfranco Montresor , il Marullo di Marco Camastra , Borsa di Didier Pieri, il Conte di Ceprano di Claudio Ottimo e la Contessa di Ceprano di Simona Marcello.

Il Maestro concertatore e direttore era Jordi Bernàcer, musicista di indubbia fama, che ha saputo rendere la bellezza della partitura. Forse, un paio di volte, non ha supportato completamente i cantanti ed è sembrato che non gli desse respiro. Da sottolineare comunque la sua bravura e quella dell’orchestra del Carlo Felice, sempre ottima e formata da validissimi musicisti. Perfetto il coro del teatro Carlo Felice diretto dal Maestro Francesco Aliberti.

La regia di Rolando Panerai è stata ripresa molto egregiamente da Vivien Hewitt, una regia classica che fa capire la storia e gli eventi, cosa non sempre scontata al giorno d’oggi. Belli e consoni all’azione scenica e al periodo i costumi di Regina Schrecker , bella la scenografia e stupende le luci di Luciano Novelli, soprattutto nei notturni. Concludo scrivendo i complimenti alla Direzione del teatro che ha scommesso anche su un cast di giovani e ringraziando tutti per il magnifico pomeriggio che mi hanno fatto passare.