Recensioni - Opera

Gioco di coppia al massacro

Un nuovo allestimento de L’amante di Harold Pinter al Teatro Santa Chiara

Opera teatrale in un atto unico - spettacolo breve e incisivo di 65 minuti - ritrae con ironia e gusto per la trasgressione, la difficile convivenza tra due coniugi costretti ad inventarsi degli stratagemmi per riaccendere l’eros ormai estinto dalla convenzione matrimoniale.
La rappresentazione avviene in un interno famigliare dove l’ambientazione è ridotta allo stretto necessario e dove il colore e la luce sono accentuati dal metodo del contrasto:  il bianco si contrappone al nero e il buio della notte alla luminosità del giorno.

Il ritmo delle conversazioni è incalzante e si basa su dialoghi dal contenuto contradditorio. La parola, i gesti e le espressioni dei volti sono veicolo di emotività opposte e causa di disagio nello spettatore.  La scrittura scarna ed incalzante dà al testo la forza dell'azione ed ai personaggi la forza dell'emozione. Le pause ed i lunghi silenzi su cui Pinter gioca nelle didascalie accrescono la tensione tra i personaggi  e negli spettatori. Il gioco sottile e ben costruito da Pinter rimanda in parte al teatro di Pirandello, ma in maniera più asciutta, stringata e moderna, senza le complessità di allestimento che caratterizza quest’ultimo. 
La storia sembra semplice, ma in realtà è di difficile codifica: una giovane coppia benestante di Londra, che vive una stereotipata vita borghese,  gioca a rappresentare il tradimento senza compierlo:  lui si traveste da amante, lei recita la parte della fedifraga.  La piena comprensione della storia è impedita dalla confusione creata dalla compresenza nei personaggi di diverse personalità: il marito Richard è marito accondiscendente, adultero, amante e amante della stessa moglie, mentre la moglie Sarah è sposa, adultera, amante e puttana del marito allo stesso tempo.
Nessuno è chi sembra, nessuno è chi vorrebbe essere, nessuno vorrebbe essere chi è.
L'amante è uno spettacolo violento e riflessivo al tempo stesso, che vede fronteggiarsi, in un duello sentimentale, Sarah e Richard. La coppia è giunta ad uno strano punto del rapporto. Sarah si è abituata a parlare al marito Richard del suo amante immaginario senza che lui ne soffra: anzi, egli si interessa addirittura della frequentazione adulterina, quasi compiacendosi che i loro incontri continuino e che lei passi dei pomeriggi piacevoli. Ma quando Sarah introduce nel gioco l'idea che Richard possa avere un'amante, si ritrova offesa e incapace di controllare la direzione che la loro improvvisazione sta prendendo. La prostituta immaginaria di Richard offende Sarah, mentre l'adulterio regolare e civilizzato di lei comincia ad offendere lui. La tensione generata è amplificata dalla loro incapacità di fuoriuscire da questo mondo irreale da loro stessi creato.
In questo atto unico, provocante ed intelligente, i due attori Bucci e Sgrosso riescono a coinvolgere il pubblico nel menage di coppia tanto assurdo quanto ironico. La parola è accompagnata da azioni di grande respiro, brava in tal senso Elena Bucci forte di una ineccepibile espressività corporea. La recitazione, a tratti volutamente ostentata, è accompagnata da voci fuori campo a cui è assegnato il compito di leggere le didascalie (caratteristica originale di questa regia).  Alla musica è riservato invece il compito di creare emozioni.
Lo spettacolo, nella messa in scena degli stessi Elena Bucci e Marco Sgrosso, una volta metabolizzato, convince.


Alessandro Abate 2 dicembre 2009