Recensioni - Opera

Giselle, storia romantica di amori perduti

La coreografia di Maria Grazia Garofoli chiude la stagione lirica e di balletto 2007/08

La Fondazione Arena di Verona ha concluso la stagione d’opera e balletto al Teatro Filarmonico con la riproposta del balletto Giselle di Adolphe Adam con la coreografia di maria Grazia Garofoli.

 

La vicenda qui raccontata si svolge in un villaggio della Renania medievale, dove Giselle viene corteggiata dal guardacaccia Hilarion (Giovanni Patti) che teme il rivale Loys, popolano sotto le cui mentite spoglie si cela il duca Albrecht. La ragazza accetta il corteggiamento di Albrecht-Loys (José Manuel Carreño), che le giura di amarla, ma che la inganna sin dall’inizio quando lei sfoglia la margherita tra i sospiri del “m’ama-non m’ama”.

 

Anche Hilarion dichiara a Giselle il suo amore, ma viene respinto dalla giovane e scacciato da Albrecht; umiliato, Hilarion minaccia vendetta.

Inizia la festa della vendemmia e Giselle partecipa alle danze, nonostante la madre la metta in guardia narrandole la leggenda delle fanciulle morte che, danzando la vigilia delle nozze, divengono perfide Villi, bianchi fantasmi che vagano di notte nei boschi.

La festa viene interrotta dall’arrivo del principe di Curlandia e sua figlia Bathilde. Giselle danza per la principessa che le dona un medaglione, come regalo per le future nozze. All'arrivo di Albrecht, Hilarion, furente di gelosia lo smaschera e richiama col corno i nobili cacciatori e la principessa Bathilde che svela a tutti di essere la  fidanzata di Albrecht. Il duca incurante di Giselle, offre il braccio a Bathilde giustificandosi come semplicemente desideroso di svago tra le danze campestri. Giselle, scoprendo di essere stata ingannata, impazzisce e tenta di uccidersi (nella versione originale con una spada, in quella della Garofoli lo fa con una pistola).

Il secondo atto, il tradizionale atto bianco romantico, inizia con Hilarion che veglia sulla tomba di Giselle. Appare Myrtha, spettrale regina della Villi che evoca la sua corte di femminei fantasmi. Le Villi appaiono danzando e accolgono la nuova compagna, Giselle, che appare col velo da sposa sulla sua tomba e s'inchina alla regina del nuovo regno. Le Villi odono dei passi umani e svaniscono. È Albrecht che dolente viene a spargere gigli sulla tomba della fanciulla che gli appare come una bianca immagine. Sopraggiunge anche Hilarion che viene immediatamente attorniato dalle Villi, che lo fanno danzare fino alla morte. Myrtha condanna anche Albrecht alla stessa sorte, ma l’amore cristiano di Giselle lo protegge fino all’arrivo della luce che fa svanire le Villi e libera Albrecht dal pericolo di morte.

La parte di Giselle in questo allestimento è stata interpretata dalla giovane Anastasia Matvienko nata a Sebastopoli nel 1982 e formatasi alla Scuola Statale di Danza e Coreografia di Kiev dove è entrata a far parte del Teatro d’Opera e Balletto dell’Ucraina come Prima Ballerina Solista. Dal 2007 ricopre lo stesso ruolo presso l’Opera e Balletto “Mikhailovsky” di San Pietroburgo. La Matvienko è stata ospite presso il Teatro Filarmonico di Verona per la prima volta in questo ruolo e la sua tecnica è apparsa decisamente molto forte e “russa”, specialmente nei developpes alla seconda e negli arabesque dalle linee pulitissime. Quello che forse le  è mancato è stato l’aspetto più interpretativo legato al personaggio, forse a causa della giovane età, ma più probabilmente anche per i cambiamenti apportati dalla Garofoli alla coreografia originale nella scena della pazzia.

Il cubano Josè Manuel Carreño è ospite del Filarmonico da tempo e, limitando il suo repertorio a pochi ruoli e scelti, li interpreta decisamente in maniera impeccabile dal punto di vista prettamente artistico, anche se pare perdere potenza nei salti. Tuttavia Carreño non riesce ad essere un contadino: è nato per fare il nobile, anche se la sua recitazione nel primo atto è stata comunque molto convincente.

Myrtha avrebbe dovuto essere interpretata da Soimita Lupu (come nella versione del 2003), che è stata però sostituita da Ghislaine Valeriani a causa di un’indisposizione. Peccato, è stata un’occasione perduta di rivedere questa bella ballerina in un ruolo difficile da comprimaria. La Valeriani non è sembrata molto sicura, anche se tutto sommato ha tenuto egregiamente la parte dal punto di vista tecnico.

Quello che ha convinto poco è stato il corpo di ballo, e non per l’aspetto tecnico, quanto più che altro per l’impatto visivo: l’idea di un corpo di ballo con donne tutte della stessa altezza e corporatura è purtroppo quello che più ha lasciato a desiderare nel secondo atto e nei passi a due dei contadini del primo atto.

 

Sonia Baccinelli 8 maggio 2008