Recensioni - Opera

Gli allievi dell’Accademia di ballo della Scala si esibiscono al Ponchielli

I giovani ballerini in coreografie di Balanchine, Preljocaj e Forsythe

La breve serata di balletto presentata dagli allievi degli ultimi corsi della scuola di ballo del Teatro alla Scala di Milano ci ha, speriamo, fatto conoscere qualcuno dei nostri futuri primi ballerini. I ragazzi si sono esibiti in tre titoli piuttosto difficili ed impegnativi. Nell’ordine: Theme and Variations di Balanchine, Larmes Blanches di Preljocaj e The Vertiginous Thrill of Exactitude di Forsythe.

La scuola di Ballo, nata nel 1813, è attualmente diretta dal Maestro francese Frédéric Olivieri che, sin dal suo arrivo come direttore del corpo di ballo scaligero, ha impostato una linea più moderna o comunque con coreografie classiche desuete.
La tecnica Balanchine è davvero molto difficile e ogni movimento va ristudiato da una nuova angolazione. Quando il maestro russo arrivò negli Stati Uniti, si trovò davanti a dei danzatori molto diversi da quelli europei e dovette “inventarsi” un altro modo di coreografare: più veloce, più brillante e con attacchi musicali completamente diversi, “on the top of the music” come lui stesso amava dire. La sua tecnica si è man mano consolidata ed è quella insegnata oggi al New York City Ballet. Chiara Scarrone è bella, brava e con tutte le carte in regola per una brillate carriera: la sua performance è stata pulita, musicale e leggera. La tecnica di giri è già forte nonostante la giovane età, ed il fisico sottile conferisce una leggerezza impalpabile alla sua esile figura. Buona elevazione ha dimostrato anche il suo partner, Carlo Di Lanno, che necessita ancora di pratica nella tecnica del passo a due, ma soprattutto deve iniziare ad usare correttamente il giro di testa nelle pirouettes e nei tour en l’air. Bene anche le quattro coppie dei demi-solisti e le otto del corpo di ballo, anche se in genere le donne riescono meglio degli uomini nei salti in velocità; i ragazzi infatti perdono di elevazione dopo otto conti, mentre le ragazze riescono a mantenere ritmo ed elevazione in maniera più continua. Davvero molto belli e ricchi i tutù di tutte le ballerine.
La seconda coreografia presentata, Larmes Blanches di Angelin Preljocaj su musiche di Bach e Purcell, è stata danzata da Giulia Cancelleri, Francesca Raule, Mariano Cardano e Vincenzo Turiano. Lo stile del coreografo franco-albanese è un buon banco di prova, ma i ragazzi sono forse ancora immaturi come esperienza di vita per conferire la giusta intensità ai singoli piccoli gesti. Diciamo che tutti e quattro sono stati “scolastici”, hanno cioè ben eseguito quello che è stato loro insegnato; il resto probabilmente verrà in maniera naturale col tempo e con la pratica di palcoscenico.
L’ultimo brano è stato quello dell’americano William Forsythe, identificato ormai dalla critica come il legittimo successore di Balanchine. Con lui è avvenuto il passaggio dal neoclassico al post-classico, fino a giungere al post-moderno. Già l’abbigliamento dà idea di questa trasformazione: i tutù vengono stilizzati in ruote con il cerchio rigido che ci fa immaginare il tulle che non c’è più. E i colori non sono più nei toni pastello, ma giallo e verde acido. Con Forsythe non si parla più di equilibrio, ma solo di fuori-asse e di passaggi che rimontano la tradizione in una sequenza mai esplorata prima. Dei cinque giovani interpreti, particolarmente bravo è stato Francesco Colombo: solida tecnica nei giri, potente nei salti e poi diciamo che, siccome ormai anche l’occhio vuole la sua parte, è anche bello. Una delle componenti del successo di Bolle è anche data dal lato estetico; il pubblico, ed anche il coreografo, a parità di capacità tecniche, sceglieranno senz’altro il loro interprete favorito anche in base all’aspetto fisico.

Sonia Baccinelli 12 marzo 2011