Recensioni - Opera

Gli ultimi giochi di Falstaff

Successo caloroso al Teatro Grande per l’ultima opera di Giuseppe Verdi nell’allestimento di Roberto Catalano.

Lo spettacolo, prodotto dal circuito lombardo e allestito anche al teatro grande di Brescia, fa riaffiorare una dimensione ludica dell’opera. All’inizio incontriamo Falstaff che dorme in un letto d’ospedale –o casa di riposo-  e presumibilmente sogna di giocare con un trenino elettrico che attraversa il proscenio e che tornerà anche nel finale a chiudere ciclicamente l’allestimento.

Falstaff viene rappresentato come una sorta di rockstar sul viale del tramonto che però continua a giocare per tutta l’opera, dimostrando che anche se è il tempo passa, la voglia di divertirsi non viene meno. Lo incontriamo quindi in un campo da tennis oppure alle prese con il biliardo nell’Osteria della Giarrettiera. Ed anche le sue imprese di seduzione altro non sono che un gioco senile. Il suo antagonista Ford è un borghese che frequenta circoli esclusivi mentre Le tre comari si ritrovano in sofisticati istituti di bellezza. L’intuizione registica di Roberto Catalano, supportato dalle scene di Emanuele Sinisi e dai costumi di Ilaria Ariemme, funziona felicemente e stempera con leggerezza quella patina di malinconia intrinseca all’opera, legata all’idea di una felice esistenza al tramonto.

Alberto Gazale, al suo debutto nel ruolo ha fornito una prova vocalmente più che convincente, grazie ad un timbro caldo e morbido che si è ben adattato alle esigenze del personaggio, anche se forse i panni del rockettaro non sembravano calzargli a pennello. Decisamente interessante anche la prova di Paolo in Ingrasciotta nel ruolo di Ford timbratissimo e spiritosamente interpretato,  di Maria Laura Iacobelli, la migliore sul versante femminile, nel ruolo di Nanetta. Di buon livello anche il resto del cast in cui spiccava l’elegante Alice di Sarah  Tisba cui si affiancavano la Quickly di Daniela Innamorati e la Meg di Caterina Piva. Convincenti le prove di Ugo Tarquini (Dr. Cajus), Cristiano Olivieri (Bardolfo) e Pietro Toscano (Pistola).Qualche perplessità ha suscitato la direzione del maestro Marcello Mottadelli che è persa poco carismatica e avara di sfumature. Il  pubblico che riempiva il Teatro Grande ha calorosamente applaudito tutti i componenti del cast al termine della rappresentazione.

Sonia Baccinelli 16 novembre 2018

 

 

Per il suo ultimo titolo operistico e la sua seconda commedia in musica, scritta a parziale riscatto dell’insuccesso ottenuto 53 anni prima con Un giorno di regno, Giuseppe Verdi attinse ancora una volta all’opera di William Shakespeare, come aveva già fatto per Macbeth e Otello. Falstaff infatti si ispira alla commedia le allegre comari di Windsor, testo della maturità del bardo di Stratford concentrando l’azione sulle peripezie amorose dell’ex paggio del Duca di Norfolk.