
Nel cast Jorge de Leòn, Maria Agresta e Vladimir Stoyanov
Se l 'inaugurazione della stagione è stato un successo, per sentito dire visto che non ero in teatro, posso testimoniare che la seconda recita lo è stato altrettanto. E non poteva essere diversamente, visto il tris di assi che componeva il cast.
Teatro pieno, un bel colpo d'occhio e una gioia per i cantanti che respirano insieme al pubblico. Questa co-produzione è datata, ha 10 anni, debuttò a Oslo nel 2015, fu ripresa a Madrid l’anno seguente e ripresentata in questa stagione. Ma non sente il peso degli anni. Anche se moderna, riflette tutto il fascino della musica. Il regista David Alden ha racchiuso tutto il dramma in una stanza circolare, con parete mobile nel fondale per le entrate corali da due porte laterali, un grande finestrone aperto e chiuso a far entrare la luce. Arredamento minimale, tutto molto cupo in linea con la vicenda.
Ci sono delle piccole gemme che mi sono piaciute moltissimo. Sul bacio dell'atto primo entra Jago e li guarda compiaciuto, come se sapesse che quello è il loro ultimo bacio. Lo stesso Jago che in precedenza aveva acceso il fuoco prima dell'esplosione di “Fuoco di gioia”.
È Rodrigo che fa la serenata a Desdemona quando, nel secondo atto, Jago ha già iniziato a instillare il tarlo della gelosia in Otello. Lei entra nello studio seguita dal canto dei bambini, che non compaiono in scena. Cassio porge i fiori a Desdemona e uomini gli ballano intorno quasi una danza di seduzione alla quale Desdemona sorride. Per Otello è la conferma che la sua sposa sia una “vil cortigiana”! Bello anche il patto di sangue tra Jago e Otello, entrambi con la mano ferita, come a scambiare e unire il loro sangue. Nel finale Jago riaccende il fuoco. Il fuoco della rabbia, dell’ira, della morte. Una volta scoperto, Jago non fugge come da prassi, ma si siede a gustare la fine della "sua" opera.
Stupende le luci di Adam Silverman che caratterizzano gli ambienti e lo scorrere del tempo, illuminando di volta in volta i personaggi con luci deboli o forti come le loro emozioni. Bellissimo il gioco di luci nel finale: solo il fuoco illumina la scena, poi si apre la porta lentamente, entra Otello e la luce si espande in linea retta e unisce Otello, il fuoco e Desdemona. Otello chiude la porta e tutto ritorna al buio come buia è la morte, solo il bagliore del fuoco. Jon Morrell ha realizzato la scena e i costumi, che sono di foggia ottocentesca, Otello porta una specie di divisa e Jago indossa sempre una giacca di pelle. Interessanti le coreografie di Maxine Braham.
Bravi sia il coro del Teatro Real diretto dal Maestro José Luis Basso e sia il coro dei bambini diretto da Ana Gonzàles. La direzione musicale era del maestro Nicola Luisotti che ha scavato nella partitura riuscendo ad estrarre tutti i colori del dramma. Precisa ed intensa la sua direzione, una sinergia unica col palcoscenico. Bravissima l’Orchestra del Teatro Real e i musicisti negli assoli.
Eccoci ai tre principali protagonisti, i migliori che si poteva sperare di ascoltare. Otello era Jorge de Leòn, che ha sottolineato soprattutto l'aspetto drammatico della parte. Dopo l’entrata a tutto fiato dell’”Esultate”, nell'aria "Dio mi potevi scagliare " ha raggiunto l'apice della sua interpretazione. A livello scenico era perfettamente nella parte. Piccolo incidente nel finale: mentre strangola Desdemona gli si strappano i calzoni nella coscia, ma lui risolve l’imprevisto con nonchalanche da grande artista qual è.
Desdemona era Maria Agresta, che purtroppo ascoltiamo poco in Italia. La sua voce è duttile, delicata nelle parti liriche, intensa e disperata quando non comprende il comportamento di Otello. La sua "Ave Maria" è risultata commovente.
Jago era Vladimir Stoyanov, che aveva interpretato il personaggio anche a Oslo. Chiamato a sostituire un collega ci ha confezionato uno Jago perfido ed intrigante al massimo grado. Da incorniciare il "Credo" e il "Sogno”, dove non si prede nemmeno una nota. Scenicamente perfetto, vocalmente in piena forma.
Da sottolineare anche le interpretazioni di Airam Hernández come Cassio, Albert Casals come Rodrigo, Enkelejda Shkoza come Emilia.
Una serata che si è conclusa con applausi interminabili per i protagonisti, coro, orchestra e direttore.
È un piacere uscire da teatro con le mani “rosse”, peccato non avvenga spesso!