Recensioni - Opera

I Momix rinnovano il tutto esaurito Teatro Romano

Un lavoro di tecnica strepitosa e sapiente creatività

La prima coreografia “Look in the mirror” è stata davvero molto bella: tre donne in abito lungo in lurex oro si muovevano ora a canone, ora all'unisono moltiplicando la loro immagine nello specchio piegato a zig zag. Le ballerine sembravano abbracciare la loro immagine triplicata negli specchi facendone scaturire un gioco illusionistico spettacolare e grandioso.

In ogni brano presentato gli elementi scenici cambiavano: tolti gli specchi, delle corde con i LED davano il senso del movimento. Belli gli intrecci di braccia e gli equilibri possibili solo grazie a una muscolatura d'acciaio per i quali i Momix sono ormai divenuti celebri.
Le acrobazie dei tre danzatori che si sono esibiti con le aste lunghe oltre tre metri, una sorta di fantasiosa Pole dance, come recita il titolo del pezzo, non hanno certo potuto lasciare indifferenti alcuno spettatore incalzato anche nell’udito dal ritmo tribale.

Divertente “It’s all about that bass” nella quale cinque danzatrici in rosso spostano dei palloncini in ogni dove del corpo: dal sedere al seno, al ventre suscitando genuina ilarità.
Il primo tempo si è chiuso quasi con una citazione colta tratta da “I racconti del cuscino” di Peter Greenaway. “Paper trails”, interpretato da tutta la compagnia, ha avuto come protagonista la carta usata ora come accessorio da far roteare in alto, ora come abito, oppure a creare il piedistallo per la posa finale fingendo una sorta di scultura nella roccia.

Nel secondo tempo Beau Campbell ha presentato un estratto di Bothanica: il cerchio di luce che le si è creato intorno come un’aureola, l’ha resa simile ad un angelo del paradiso dantesco e tutti hanno ammirato la sua bravura nel roteare come un derviscio per l’intera esecuzione del suo balletto.
Ancora una volta applauditissimo “Swans to dream” nel quale i danzatori emergono un arto alla volta dall’oscurità, simulando una sorta di tetris musicale fatto di piccoli pas de chat e tendus. Un’aurora boreale dai ritmi tecno.

Spettacolare anche “The alchemical wedding” dove le ballerine adattano continuamente l’abito a nuove forme: conchiglie, paralumi fru fru, petali e ventagli. E in questo best of Momix, non poteva certamente mancare “Table talk” interpretato da uno strepitoso Jerim Rivera. E per chiudere il trascinante “If you need somebody” che ha coinvolto il pubblico veronese che non poteva non chiedere almeno un piccolo bis.

Sonia Baccinelli 6 agosto 2018


Anche quest'anno i Momix sono tornati al teatro romano di Verona per quasi due settimane. Il gruppo, fondato da Moses Pendleton, è sempre molto apprezzato dal pubblico Veronese e non solo.
Lo spettacolo proposto porta il titolo W Momix e comprende sia nuove creazioni sia brani tratti dal repertorio ormai consolidato e divenuto storico.