Recensioni - Opera

Il Mercante di Venezia inaugura con brio il festival Shakespeariano

Debutto al Teatro Romano per la nuova produzione della Polular Skakespeare Kompany diretta da Valerio Binasco

Dopo la bellissima Tempesta della scorsa stagione, la Polular Skakespeare Kompany ha inaugurato la stagione 2013 dell’Estate teatrale Veronese con un nuovo allestimento del Mercante di Venezia e, visto il risultato, viene da augurarsi che questa collaborazione sia destinata a proseguire anche per gli anni a venire.
Valerio Binasco ha impostato la regia mantenendo quella connotazione “popolare” che ha caratterizzato le sue precedenti realizzazioni shakespeariane, basandosi sostanzialmente su due punti: lavoro di gruppo e definizione dei personaggi attraverso l’uso di caratteri molto marcati.

L’uso di insistite  inflessioni dialettali, ognuna diversa dalle altre, ha contribuito alla resa di uno spettacolo estremamente vitale, in cui anche le figure apparentemente minori sono risultate ben definite e non relegate a mero ruolo di comprimariato.
La scelta vincente è stata quella di aver costruito dei  caratteri, secondo la migliore tradizione della commedia, e non delle macchiette, come invece ultimamente capita di assistere soprattutto quando vengono coinvolti attori di provenienza cabarettistico-televisiva. In questo modo i  personaggi  hanno potuto contare su  una loro forza e tridimensionalità, e non si sono trovati costretti a   vivacchiare per buona parte della recita affidandosi di quando in quando a qualche battuta o  tormentone  per strappare la risata.
La scarna ambientazione, delimitata da tre grandi quinte sulle quali si riflettevano suggestivi giochi di ombre degni del miglior Fritz Lang, rimandava alla commedia all’italiana: tavoli da trattoria e qualche sedia che, opportunamente spostate servivano per definire i vari ambienti all’interno dei quali brulicava una variegata e complice umanità. Unico estraneo: Shylock, l’ebreo, incapace di integrarsi  con il resto della comunità perché diverso.
La lettura registica di Binasco infatti  parte dal presupposto di interpretare il Mercante di Venezia non tanto come testo sull’antisemitismo, ma come testo sull’integrazione e sulle difficoltà di accettazione dello straniero che alla fine non risulta veramente cattivo ma piuttosto  risentito e, per certi versi, malinconico.
Il ruolo del titolo era qui interpretato da Silvio Orlando, che mi è sembrato più in parte rispetto ad altre sue meno convincenti interpretazioni shakespeariane (Calibano e Polonio nello specifico). L’attore napoletano si è calato nel ruolo del mercante lavorando su una dizione sincopata, che imitasse la cadenza degli ebrei. Il risultato ha funzionato a metà, visto che questa parlata veniva spesso persa in favore dell’abituale cliché cui Orlando ci ha abituati. Va tenuto conto però che lo spettacolo era fresco di debutto, è quindi probabile che, come spesso accade,  l’interpretazione venga affinata nel corso delle repliche sucessive.
Attorno a lui si è mosso un gruppo estremamente vitale e compatto all’interno del quale spiccavano l’energica Nerissa di Milvia Marigliano e lo stralunato Lancillotto di Sergio Romano.
Merita comunque una citazione tutta la compagnia  formata da Nicola Pannelli (Antonio), Andrea di Casa (Bassanio) Barbara Ronchi (Porzia), Simone Luglio (Graziano), Fulvio Pepe (Lorenzo) Roberto Turchetta (Salerio), Ivan Zerbinati (Solanio), ed Elena Gigliotti da cui avremmo preferito una Jessica più incisiva.
Un applauso a parte al cameo del cameriere regalatoci da Fabrizio Contri impegnato anche come giudice.
Il pubblico del teatro Romano, meritatamente esaurito, ha mostrato il suo apprezzamento applaudendo con entusiasmo tutti  interpreti, presentatisi a proscenio tutti insieme (come si fa nelle vere compagnie teatrali).

Davide Cornacchione 4 luglio 2013