Recensioni - Opera

Il Reality di Così Fan Tutte alla Scala

Robert Carsen immerge l’opera di Mozart nell’agone televisivo

Alla Scala di Milano una nuova produzione di Così Fan Tutte di Wolfgang Amadeus Mozart, firmata per la regia da Robert Carsen, coadiuvato dal suo storico team creativo: scene e costumi di Luis E. Carvalho e luci di Peter Van Praet.

Carsen ambienta la più che celebre vicenda degli amanti mozartiani in un contesto a metà fra reality e concorso a premi della televisione generalista di qualche anno fa. Una messa in scena ben studiata, con grande dispendio di mezzi, dove una piattaforma girevole declina con facilità e rapidità scenica numerose ambientazioni, che rendono lo spettacolo vario e colorato.

Si passa dallo studio televisivo con tanto di finto pubblico, al salotto modernista di Dorabella e Fiordiligi. Non mancano poi le camerate dedicate ai ragazzi e alle ragazze, in quello che potrebbe essere una specie di collegio o di casa del “grande fratello”. In una sezione della scena, dominata da un grande Led Wall, scorrono varie altre ambientazioni, supportate dalla fantasia video di Renaud Rubiano. Abbiamo perciò la partenza dei cadetti per la guerra, con una grande portaerei sullo sfondo; i faraglioni di capri con tanto di terrazza bar; l’immancabile piscina dove far mostra della propria avvenenza fisica; il giardino per un finto matrimonio di gusto prettamente americano. Spassose le coreografie di Rebecca Howell, con i cadetti che ballano facendo ginnastica e le birichine e smaliziate rincorse fra le coppie in costume a fronte piscina.

Non mancano le idee e le trovate simpatiche e accattivanti: i macchinisti e registi a vista dentro la scena, i cameramen che filmano dal vivo i personaggi poi proiettati sullo schermo di sfondo, le sfilate delle coppie che partecipano al reality e qualche aria ambientata in una sorta di confessionale. Decisamente efficace il consulto medico di Despina travestita, che avviene da remoto in una sorta di avveniristica telemedicina.

Robert Carsen ha l’occhio del grande regista e cerca di rendere lo spettacolo vario, colorato e scoppiettante, con un finale con tanto di coriandoli dorati che piovono dall’alto, pubblico plaudente e milioni distribuiti al vincitore. Il risultato è certo lontano da alcuni dei suoi più ispirati capolavori, creati con pochi tratti decisi e iconici, l’ormai classico Dialogues de Carmelites, ma anche il più recente Edipo siracusano, di lineare e imponente classicità.

In questo Così Fan Tutte si respira un certo eccesso, un timore malcelato di “horror vacui”, che conduce ad una sovrabbondanza a tratti stucchevole e spesso ripetitiva. Lo spettacolo poi suona “boomer”: la contemporaneità oggi non è certo più nella televisione generalista e dubito che qualche giovane si ricordi del “grande fratello”. Abbiamo perciò l’amabile paradosso di una messa in scena contemporanea già precocemente invecchiata, che registra una realtà attuale forse vent’anni fa.

Internazionale la compagnia di canto, diretta con precisione e con una certa leziosità dalla bacchetta attenta di Alexander Soddy, nella doppia veste di direttore e di maestro al fortepiano.

Le voci in verità risultano tutte abbastanza “piccole” e spesso faticano a superare la pur contenuta orchestra mozartiana. Tutti gli interpreti sono spigliati e seguono bene e con convinzione le indicazioni registiche, ma quanto a smalto vocale ci saremmo aspettati di più.

Corrette e in parte Elsa Dreisig (Fiordiligi) e Nina Van Essen (Dorabella), perfette nel fisico del ruolo e assolutamente aderenti alla concezione registica. Non sempre a fuoco in verità vocalmente. Le interpreti trasmettono una certa algida freddezza: una indubbia professionalità che però sa di distacco, di routine.

Più coinvolti Luca Micheletti (Guglielmo) e Giovanni Sala (Ferrando): simpatici, divertenti, si compiacciono e gigioneggiano volentieri catturando il pubblico. Certo le voci sono spesso coperte dall’orchestra e il fraseggio non sempre è supportato dal peso vocale necessario. Gerald Finley è un Don Alfonso misurato e prudente. Poco incisivo scenicamente. Sandrine Piau è una Despina che raramente riesce ad imporsi vocalmente.

Teatro quasi esaurito, molto pubblico turistico. Applausi convinti nel finale.

Raffaello Malesci (Domenica 23 Novembre 2025)