
Il testo di Thomas Bernhard nell’allestimento di Franco Branciaroli coprodotto dal CTB e dal Teatro degli incamminati
Con il Teatrante di Thomas Bernhard Franco Branciaroli, alla sua seconda produzione per il Centro Teatrale Bresciano, prosegue la sua riflessione sul mestiere dell’attore iniziata lo scorso anno con Servo di scena.
Vero è che se il testo di Harwood, pur affrontando un momento di profonda crisi sia del protagonista, sia della società (è ambientato in piena seconda guerra mondiale), non chiudeva tutte le porte e lasciava comunque intravvedere una possibilità di riscatto, questa pièce si può invece considerare come una sorta di De profundis del teatro.
Bernhard, la cui poetica si basa su un pessimismo assoluto, senza possibilità di salvezza, in questa sua opera della maturità affronta il mondo del teatro, che lui in quanto drammaturgo conosceva molto bene, e ne fa una lucida e spietata analisi demitizzandone ogni aspetto.
Lo schema è quello già utilizzato in alcuni suoi lavori precedenti, ed infatti anche qui tornano alcune tematiche già affrontate in precedenza come ad esempio l’estinzione della razza umana come sua unica possibilità di salvezza (già ampiamente dibattuta ne “Il riformatore del mondo”) oppure il ricorrente avvitarsi del protagonista su alcune banalità (la stracciatella, l’acqua minerale di marca, il continuo paragone tra un teatro ed un altro). Ciò non toglie che il testo sia indiscutibilmente riuscito e molto intrigante all’ascolto.
La trama altro non è che un lungo, e per molti versi alienante, monologo di Bruscon, attore tedesco di origini italiane, giunto a rappresentare il suo capolavoro teatrale “La ruota della storia” in una sordida bettola di provincia, disegnata in maniera abbastanza classica da Margherita Palli, autrice anche dei costumi.
Bruscon, che si crede il miglior interprete del mondo in realtà è un fallito, sia come attore, vista l’infima qualità dei posti in cui è costretto ad esibirsi, sia come uomo. La sua compagnia infatti è costituita dalla moglie e dai due figli, che lui disprezza poiché totalmente estranei al “sacro fuoco dell’arte” e quindi rei di boicottarlo. Questi al contrario cercano con commiserazione di sopportare ed assecondare, seppur di malavoglia, le sue stravaganze. Folgorante il finale, in cui la figlia, a seguito dell’evento che –inevitabile deus ex machina- impedisce l’andata in scena della commedia, dopo uno sguardo di complicità con la madre gli si avvicina pronunciando un tenero “Ti voglio bene papà” che viene completamente ignorato dall’attore totalmente perso in sé stesso.
Curioso che un testo così sprezzante nei confronti del teatro e che contiene frasi tipo “gli attori più sono famosi e meno hanno talento” venga allestito da uno Stabile ed abbia come protagonista uno degli attori feticcio dell’attuale scena italiana.
Branciaroli per questo ha scelto la via dell’ironia , e verrebbe da dire, dell’autoironia, sfruttando al meglio gli innumerevoli spunti comici che la scrittura offre. Bruscon risulta così un personaggio quasi simpatico nel suo patetismo, che a volte sembra ripetere certe frasi più per stanca abitudine che per effettiva convinzione. La sua vera recita è quindi prima dello spettacolo.
Al suo fianco si muove un cast di comprimari, che data l’eccellenza è limitante definire così, nonostante la scrittura offre loro soltanto una manciata di battute, che addirittura si limitano ad una sequenza di colpi di tosse per la moglie interpretata dall’efficace Melania Giglio. Oltre a lei segnaliamo i figli di Tommaso Cardarelli e Valentina Violo, ed i tre gestori della locanda, ovvero Cecilia Vecchio, Valerntina Cardinali e l’ottimo Daniele Griggio, i cui lunghi silenzi sono stati gestiti con una presenza scenica impeccabile.
Forse il Branciaroli regista avrebbe potuto sfruttare meglio queste figure, interagendo di più la loro lunga presenza in scena. Questo forse avrebbe creato qualche ulteriore dinamica in uno spettacolo che, giocoforza, rischia di sbilanciarsi quasi completamente sul protagonista.
Ad ogni modo il gioco ha funzionato ed il pubblico del Teatro Sociale di Brescia, costituito quasi interamente da studenti, ha ricambiato con applausi convinti.
Davide Cornacchione 14/11/2012