Recensioni - Opera

Il Trovatore chiude la stagione del Teatro Grande di Brescia con una nota cupa

Pubblico attento, ma un po'freddo per un’opera che arde come il fuoco

La stagione d'opera 2021 del Teatro Grande di Brescia coprodotta con il circuito OperaLombardia termina con il Trovatore di Verdi con la cupa regia di Roberto Catalano. Per la sua semplicità ed essenzialità questa edizione ha il sapore di un allestimento Covid e dopo i colori pastello dell’Iphigénie en Tauride, dà l’impressione di chiudere con una nota malinconica.

Per questa realizzazione di Trovatore, è stato riutilizzato l'allestimento del 2019 "Marialisa Decarolis" di Sassari. Le scene di Emanuele Sinisi sono decisamente essenziali e totalmente giocate sul bianco e nero con qualche accenno di grigio negli abiti. Nel primo atto fondale, scene e palcoscenico sono tutti neri; l'unica parete bianca risulta essere il sipario sul quale campeggia una bella prospettiva rinascimentale con piastrelle, archi e punto di fuga. Poco incisive le luci studiate da Fiammetta Valdieri (riprese da Oscar Frosio), fatta eccezione per qualche soluzione nella terza parte; forse si poteva fare qualcosa in più.

Matteo Falcier, nel ruolo di Manrico, ha offerto nel complesso una buona esecuzione in crescendo nel corso dell’opera. L’iniziale timbro incerto ha via via preso consistenza ed è stato ben definito al momento dell’attesissima aria “Di quella pira” nonostante un’incertezza nel finale. Marigona Qerkezi è stata una splendida Leonora che si è subito distinta per presenza scenica e per la solida tecnica sin dal suo ingresso sul palcoscenico. Il giovane soprano croato ha fornito un’interpretazione a tutto tondo, ostentando disinvoltura nelle agilità ed un cromatismo smagliante, risultando senza ombra di dubbio la migliore del cast. Il Conte di Luna, Leon Kim, ha una buona dizione. Nonostante una line avocale non sempre ricca di sfumature, il baritono coreano ha ricevuto un meritato applauso dopo “Il balen del suo sorriso”. Qualche riserva merita l’interpretazione di Alessandra Volpe nel ruolo di Azucena. Dopo un esordio in sordina, il mezzosoprano è venuto parzialmente alla luce sia vocalmente che interpretativamente solo nella terza parte dove il ruolo di madre angosciata prevale su quello della zingara.

La direzione del maestro Jacopo Brusa, alla guida dell'Orchestra I Pomeriggi Musicali, è apparsa talvolta lenta e poco incalzante rispetto al vigore della partitura verdiana, soprattutto nei concertati e nelle parti corali. Buona la prova offerta dal Coro di OperaLombardia diretto da Diego Maccagnola. Pur con un organico ridotto, il maestro del coro è riuscito a donare al pubblico alcuni minuti di notevole intensità.
Nonostante il teatro pieno ed il pubblico attento, gli applausi sono stati di cortesia, specialmente durante le prime due parti.