Recensioni - Opera

Il Wagner colorato e divertente della Komische Oper

Sorprendente e dissacrante messa in scena dell’Olandese Volante a Berlino

Dal 2022 la Komische Oper di Berlino ha in repertorio Der Fliegende Holländer, ovvero L’Olandese Volante di Richard Wagner in una messa in scena contemporanea curata dal regista Herbert Fritsch.

Wagner in Germania è ampiamente presente in tutti i cartelloni, è un mostro sacro. Per capire questa messa in scena è necessario partire dal finale. Conclusa la musica tutti sono intorno alla nave, che si trova al centro della scena, rientra L’Olandese a proscenio, guarda con aria beffarda e sogghignando dice: “Nicht anfassen!”, ovvero “Non Toccare!”.

Ebbene proprio da qui parte il regista, che Wagner lo “tocca” ampiamente, dissacrandolo, rileggendolo, riscoprendolo, rendendo insomma un classico intoccabile qualcosa di altro, di nuovo, di controverso.

La messa in scena legge infatti lo spettacolo come una moderna storia di fantasmi, per cui all’interno di una scatola coloratissima, che è la cornice scenica, troviamo una nave che è allo stesso tempo simbolo e giocattolo. L’equipaggio dell’Olandese è composto da un gruppo di morti viventi di chiara ispirazione cinematografica, mentre protagonista stesso è un misto fra Jack Sparrow, con tanto di fulva capigliatura, e un fantasma da film dell’orrore.

Di contro Daland e il suo gruppo di norvegesi sono dei perfetti marinaretti, usciti da una crociera turistica. Senta è una ragazzina viziata circondata da uno stuolo di educande con tanto di grembiule inamidato. Il tutto è ovviamente provocatorio e spiccatamente comico, quasi la leggenda dell’olandese fosse una sorta di pretesto per mettere in luce le molte assurdità di un libretto ancora acerbo.

Diverse cose funzionano in modo magistrale, dagli zombie che muovono a forza di muscoli la nave giocattolo durante l’overture, ai cori e alle scene di insieme assolutamente calibrate, divertenti e spiazzanti. Certo alcune parti risentono dell’eccessiva caratterizzazione dei personaggi e funzionano meno, in particolare il protagonista che continua a “fare il fantasma” avrebbe potuto avere più variazioni. Lo stesso vale anche per il duetto fra Senta e L’Olandese, che suona incongruente con questa caratterizzazione dei personaggi. Perfetto invece il personaggio di Daland, un avido e azzimato capitano più interessato all’oro degli zombie che al futuro della figlia. Mentre l’antagonista Erik è caratterizzato come un biondino nevrotico ed elegante.

Nel complesso tutto funziona magistralmente, lo spettacolo è colorato e divertente, si segue con piacere, fa spesso sorridere, non scandalizza più di tanto. Soprattutto è musicalmente impeccabile a cominciare dalla bella e affiatata orchestra della Komische Oper, ben diretta da James Gaffingen, e dal superbo coro, vero protagonista dello spettacolo: perfetto nel canto quanto mobile e spigliato nella recitazione.

L’Olandese di Günter Papendell è forte di una recitazione spigliata e di una voce ben timbrata che scavalca facilmente l’orchestra. Voce potente e svettante per la Senta di Ambur Braid, che si diverte parecchio a interpretare la bambina capricciosa. Tijl Faveyts nella parte di Daland fa sfoggio di una bella e armonica voce di basso, ben calibrata in tutti i registri, molto azzeccata anche la sua caratterizzazione. L’Erik di Sun Ming Song ha bella e penetrante voce di tenore, ma ha avuto qualche difficoltà nel finale dell’opera. Completano bene il cast Karolina Gumos (Mary) e Caspar Singh (Steuermann).

Buon successo nel finale con gli applausi tutti insieme organizzati su un indiavolato girotondo.

Raffaello Malesci (Domenica 31 Marzo 2024)