Successo di pubblico per il dramma “Roman e il suo cucciolo”, secondo appuntamento della rassegna Il grande teatro
“Roman e il suo cucciolo” è la traduzione, o meglio riscrittura, che Edoardo Erba ha fatto della pièce “Cuba and his teddy bear” di Reinaldo Povod. Il dramma dell’integrazione degli immigrati latinoamericani negli Sati Uniti diventa la storia di una famiglia rumena, non proprio ortodossa, nell’Italia attuale.
La condizione di emarginazione, inadeguatezza, spaesamento è sempre la stessa, in ogni continente e ad ogni latitudine, soprattutto per chi, pur essendo nato nel luogo di immigrazione, si trova in una sorta di limbo, a metà strada tra la nuova cultura e la terra alla quale idealmente ci si dovrebbe sentire ancora legati.
Questo accade per Cucciolo, nato e cresciuto a Roma, che vive con il padre Roman, fuggito due decenni prima dalla Romania di Ceausescu e mai completamente integrato nella nuova realtà. I due, nonostante il legame familiare, sono stranieri l’uno nei confronti dell’altro, con la differenza che se Roman ha ancora radici ben salde all’interno della cultura romena (lingua, tradizioni, superstizione), Cucciolo è totalmente apolide, infatti non parla rumeno, odia i piatti della cucina tradizionale, ma non riesce a sentirsi italiano sotto alcun aspetto. Questo anche a causa del padre che vorrebbe che il figlio fosse rumeno come lui e come alcuni degli amici che frequentano, o forse verrebbe quasi da dire invadono, la loro casa e che prendono in giro il giovane per il suo scarso legame con le tradizioni balcaniche.
Inevitabile che da una situazione come questa si sviluppino i presupposti per la tragedia: Cucciolo frequenta un poeta fallito eroinomane che lo introdurrà nel mondo degli stupefacenti con conseguenze che si possono facilmente immaginare.
Alessandro Gassman è protagonista e regista di uno spettacolo di forte impatto emotivo e di grande energia, immedesimandosi totalmente nel ruolo di Roman delineato come un personaggio eccessivo, per certi versi gigione e reinventandosi un italiano con accenti dell’est.
Accanto a lui si muove un cast di eccellente livello: Giovanni Anzaldo è un Cucciolo introverso ma allo stesso tempo alla spasmodica ricerca di una sua dimensione; Manrico Giammarota interpreta Geco, il compare trafficone di Roman, eccessivo e sopra le righe come lui; Sergio Meogrossi è il Che, malinconica caricatura di Guevara, artista fallito rifugiatosi nell’eroina. Completano il cast il Dragos di Marco Taranto, la Lourdes di Natalia Lungu e il pusher di Andrea Paolotti.
La regia punta su una recitazione naturalistica spinta all’estremo, giocando anche su un taglio cinematografico grazie all’inserimento di alcune videoproiezioni di alterna efficacia.
Lo spettacolo mantiene un ritmo sostenuto per tutta la sua durata, nonostante nella prima parte traspaia una certa lunghezza e ridondanza del testo, cui forse qualche taglio non avrebbe nuociuto. Decisamente più incisiva la seconda parte in cui la vicenda inizia realmente a dipanarsi ed in cui i rapporti tra i singoli protagonisti si delineano sino alla tragedia finale in un crescendo emotivo che coinvolge la platea.
Al termine applausi liberatori da tutto il teatro con ovazioni per l’intenso Gassman.
Davide Cornacchione 30/11/2011